Secondo quanto comunicato dalle autorità dei ribelli delle regioni orientali ucraine, la battaglia nei pressi di Donetsk avrebbe provocato almeno 42 morti e 39 feriti. Le forze di sicurezza governative ieri avrebbero rivendicato di aver conquistato il controllo della città di Ilovaisk, ma la loro versione ha trovato una secca smentita dall’agenzia stampa dei separatisti Novorossia, secondo cui i ribelli avrebbero respinto l’attacco.

I combattimenti continuano anche nella regione di Lugansk, dove le forze governative hanno continuato a bombardare le posizioni dei ribelli ma non hanno lanciato ulteriori offensive. Ieri Kiev ha inoltre annunciato che proprio a Lugansk sarebbero arrivati mezzi blindati russi in supporto ai ribelli. Intanto il vice primo ministro dell’autonominata repubblica popolare di Donetsk, Andrei Purgin, ha dichiarato che la popolazione sta soffrendo la fame nella regione da quando i negozi hanno esaurito le scorte di cibo e medicinali.

Le forniture d’acqua sono state interrotte e ci sono seri problemi con l’elettricità, ha denunciato ancora, aggiungendo che 2 milioni di persone sono intrappolate nella città assediata dove non ci sono corridoi umanitari che possano essere usati per fuggire.

La situazione è ancora più grave nella città di Lugansk dove manca l’acqua corrente, l’elettricità e connessione telefonica da 18 giorni, secondo quanto riportano le autorità cittadine.

La guerra non è senza costi, neanche per il governo di Kiev alle prese con parecchi problemi di natura politica. Ma in questo momento all’esecutivo dimissionario, nato dalla protesta di Majdan, preme soprattutto una cosa: ottenere i soldi promessi dal Fondo monetario internazionale.

Il governo ucraino, ieri, ha chiesto ufficialmente al Fondo monetario di unire la terza e la quarta tranche di un prestito da 17 miliardi di dollari concesso a fine aprile in modo da poter incassare 2,2 miliardi di dollari entro fine anno.

Lo ha detto il ministro delle Finanze ucraino, Oleksandr Shlapak, citato dall’agenzia Interfax. C’è un problema, però: il Fmi ha lasciato intendere che ui soldi sarebbero arrivati, ma ad un paese unito e non ad uno Stato spezzato in due.

Un cane che si morde la coda per Yatseniuk e per il presidente Poroshenko che aveva promesso pace e ripresa economica e che invece si trova impantanato in una guerra che non appare fermarsi o sbloccarsi.
Un conflitto nel quale si perdono ormai le memorie di roghi, stragi, giornalisti uccisi da colpi di mortaio e aerei commerciali abbattuti in volo (da chi, come e in che modo è ancora un mistero totale).