Durante lo scorso Festival di Cannes qualcuno aveva attaccato fuori e dento il Palais un manifestino su cui si leggeva: «A tutti noi manca Kevin Spacey». E subito sotto: «L’arte non si deve cancellare». Il riferimento evidente era alla repentina rimozione dell’attore premio Oscar dall’ultima serie di House of Cards dopo le accuse di molestie sessuali. Ieri William Little, il giovane cameriere di un locale sulla Nantucket Island, che aveva denunciato l’attore per averlo aggredito sessualmente ha ritirato«volontariamente» la sua accusa senza fornire delle ragioni facendo così cadere il procedimento civile. L’attore dovrà comunque affrontare quello penale.

LITTLE diciottenne all’epoca della presunta aggressione sessuale, nel luglio del 2016, – aveva detto che l’attore lo avrebbe molestato dopo averlo fatto ubriacare mentre lo accompagnava a casa in macchina. Le molestie sarebbero state riprese dal ragazzo con un cellulare che però gli avvocati di Spacey non hanno mai potuto visionare perché era sparito. Il ragazzo sosteneva di averlo consegnato alla polizia, i poliziotti invece affermavano di averlo restituito al padre di Little.
Spacey rischiava fino a due anni, ma il suo avvocato ha messo in dubbio la credibilità del giovane, accusandolo di aver cancellato diversi messaggi e fotografie scambiate con il suo assistito che avrebbero dimostrato l’innocenza dell’attore. Il legale ha chiesto, di conseguenza, al giudice una copia «completa e e non alterata» dei dati del telefono della presunta vittima, che non è mai arrivata. Spacey da parte sua davanti al tribunale si era sempre dichiarato innocente.

L’INTERA questione porta di nuovo a riflettere sulle conseguenze delle «campagne!» accusatorie legate alle molestie: se sui fatti ci sono delle inchieste – Spacey è stato accusato poi da molti altri uomini anche se nessuno ha formalizzato una denuncia – è giusto che un attore o un regista vengano all’improvviso messi al bando – vedi il caso di Woody Allen? Questa gogna mediatica contiene molti rischi a cominciare dalla a frenesia censoria che mai è bene venga sbandierata come una conquista. Perché i suoi limiti – e le sue conseguenze – sono densi di pericoli.