Durante questa settimana, l’aumento dei casi di Covid- 19 prima e successivamente la morte del comico Ken Shimura, settant’anni, ha cambiato di non poco la percezione del pericolo legato al virus nell’arcipelago nipponico. La morte di Shimura ha scosso la popolazione dell’arcipelago ad un livello quasi inconscio, colpendo anche la fascia della terza età che fino ad ora sembrava considerare la pandemia un pericolo estraneo al Giappone.
Shimura era forse il comico più noto e celebrato dell’arcipelago, volto popolarissimo, specialmente sul piccolo schermo, fin dai primi anni settanta assieme al gruppo dei Drifters, e faceva della sua comicità fisica e spesso irriverente, talvolta anche razzista a dire il vero, il suo punto di forza
Capace di trasformare nel corso degli anni la sua persona pubblica, ultimamente era tornato popolare come ospite fisso di un programma settimanale sugli animali domestici, la sua influenza ha toccato nel corso degli anni un po’ tutti gli aspetti della cultura popolare giapponese. Citato ed imitato in lungo e in largo, ha anche profondamente impattato il mondo dei manga e dell’animazione, basti pensare ad esempio che il personaggio di Yasuie in One Piece sembra essere stato ispirato al mangaka Eiichiro Oda proprio da Shimura ed in particolare al suo surreale personaggio Hen na ojisan.
Shimura doveva proprio in questo periodo cominciare le riprese de Il dio del cinema, prossimo lavoro del grande vecchio del cinema nipponico Yoji Yamada, nel ruolo principale in un film che doveva raccontare un personaggio simile al noto Tora san ed innamorato della settima arte.

PROPRIO il mondo del cinema è, in Giappone come nel resto del mondo, uno dei settori più danneggiati dalla pandemia che sta sconvolgendo il pieneta. Al momento, nell’arcipelago le sale cinematografiche sono generalmente ancora aperte, ma le grandi produzioni, fine marzo ed inizio aprile è periodo delle vacanze primaverili ed uno dei momenti più importanti per l’industria cinematografica del Sol Levante, sono state ritirate o posticipate, per il momento, in estate.  La situazione si fa ancora più grave per i cosiddetti mini theater, le realtà d’essai indipendenti nate verso la metà degli anni ottanta. Con un calo esponenziale di spettatori – oltretutto provenienti da una situazione che già di suo non era particolarmente florida, e in un momento dove invitare la gente al cinema è fuori luogo quando non sconsiderato, molti di questi luoghi rischiano di chiudere da un momento all’altro. Esistono delle petizioni on line, ma il cinema indipendente in Giappone non è quasi mai stato aiutato dallo stato ed anche in un’emergenza senza precedenti come questa, la settima arte, ed in verità lo stesso discorso vale anche per gli spettacoli teatrali, è vista e considerata come l’ultima ruota del carro. C’è chi si ingegna come il cinema UpLink di Tokyo che già possiede un proprio servizio streaming online e che verosimilmente proverà anche in questa direzione, ma l’orizzonte non sembra fra i più rosei.

IL GLORIOSO Cinema Skhole di Nagoya, fondato da Koji Wakamatsu nel 1983, ha fatto sapere attraverso un’intervista che, come ha sempre fatto il suo fondatore durante tutta la sua carriera, continuerà a lottare fino alla fine. Ma se è vero che le tragedie e i momenti di crisi hanno sempre saputo tirar fuori il meglio dagli artisti, siano essi scrittori, pittori o registi, bisogna però ammettere che quando il grosso dell’epidemia sarà passato, in Giappone ci si ritroverà forse con qualche gioiello cinematografico in più, ma purtroppo anche con qualche sala cinematografica indipendente in meno.

matteo.boscarol@gmail.com