Con Scrapple From The Apple, famoso hit bebop firmato Charlie Parker, ci siamo. Il gran virtuoso, il divo del pianoforte, l’incantatore, si scioglie. Lascia da parte la prudenza del brano d’apertura del concerto, la ballad The Masquerade Is Over, e libera corpo e anima. Tocco più secco, frasi più ricche. Siamo a Newark al New Jersey Performing Arts Center la sera del 14 novembre 1998. Keith Jarrett ritorna alle scene dopo due anni di ritiro per curare la «sindrome di affaticamento» che gli ha impedito di suonare in pubblico.ù

Il bello è che fino a poco tempo fa eravamo tutti convinti che il suo ritorno fosse avvenuto il 5 luglio 1999 al Palais des Congrès di Parigi. Documentato dal doppio cd Whisper Not. In trio (come il concerto di Newark) con i partner di una lunghissima stagione iniziata nel 1983: Gary Peacock al contrabbasso e Jack DeJohnette alla batteria. Invece no. Jarrett lo spiega nelle note del doppio cd che riporta la registrazione un po’ di fortuna fatta quella sera di novembre del 1998. Si trattava di un concerto organizzato vicino a casa per sperimentare la capacità del convalescente pianista di reggere allo sforzo fisico e creativo.

Altro che esperimento! Altro che verifica dello stato di salute! Jarrett se lo dice da solo: è stato un grande concerto. In effetti la musica è buonissima, anche se non raggiunge le vette davvero alte di Whisper Not. Come succede nel concerto parigino di otto mesi dopo, il trio – e Jarrett in particolare – cerca e trova dinamismo e impeto oltre all’eleganza e al culto della coesione formale che lo contraddistingue da sempre.

In Old Folks un episodio nella parte centrale vede Jarrett al massimo dell’invenzione di frasi basate su «ostinati» brevi. L’ardore qui è commovente. Jarrett apre l’orizzonte con una sorta di «cadenza» tutta giocata su varianti di arpeggi in lingua radicale (come inflessione, non come struttura armonica, che rimane saldamente tonale).

In «Doxy» (la firma è di Sonny Rollins: evidentemente a Jarrett piace confrontarsi col patrimonio musicale di derivazione bop) i respiri e le sequenze di note singole ben sgranate sono avvincenti, il pathos è fortissimo, ci sono molte soluzioni blues, è davvero un bel viaggio.

Non sono tutte meraviglie nel concerto. Bud Powell (Bouncin’ With Bud) non ispira Jarrett quanto Parker e Rollins, il pezzo è frizzante ma convenzionale nel fraseggio del pianista. Invece John Coltrane (Moment’s Notice) funziona. La propulsione del soggetto tematico ottiene un surplus di dinamismo.