È attualmente in corso il ritiro delle «forze di pace» dell’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (Csto) dal Kazakhstan. Quasi tremila militari del contingente, inviato la settimana scorsa a seguito delle proteste esplose per i rincari del prezzo del gas (e degenerate in scontri armati nelle principali città), hanno iniziato ieri a caricare equipaggiamento e attrezzature sugli aerei da trasporto russi per tornare ai rispettivi punti di dispiegamento permanente. Il ritiro avverrà in maniera graduale, e impiegherà in tutto dieci giorni. La situazione è ormai «stabile» nella gran parte del paese, il livello di allerta è stato revocato nelle città di Nur-Sultan e Simkent: le autorità rendono noto di aver arrestato 1925 persone, sequestrato almeno 38 armi da fuoco con oltre un migliaio di munizioni.

MA IN 12 REGIONI le operazioni antiterrorismo sono ancora in corso nella regione di Zambyl e nella città di Almaty, centro economico del paese ed epicentro delle proteste degli ultimi giorni. Sembra essere concluso, in ogni caso, il compito del contingente «di pace». A confermarlo proprio il segretario generale della Csto, il bielorusso Stanislav Zas, precisando che il ritiro graduale delle truppe sarebbe stato chiesto dalle stesse autorità kazakhe.

IL PRESIDENTE TOKAYEV, ha ringraziato gli alleati per l’assistenza fornita, sottolineando «il valore e l’efficacia dell’Organizzazione come struttura militare e politica». Sempre ieri, Tokayev ha telefonato a Vladimir Putin, per aggiornarlo sulle misure messe in campo e sui provvedimenti che saranno presi in futuro per «riportare definitivamente l’ordine» nella repubblica centrasiatica. «Le forze di pace hanno giocato un ruolo molto importante nella stabilizzazione della situazione in Kazakhstan e nel presidio delle strutture vitali del paese», ha detto Putin. Intanto Tokayev è arrivato proprio nella città di Almaty, per istruire le autorità locali a rinnovare e «migliorare» il maggiore centro abitato del Paese. E, il dipartimento antimonopolio dell’Agenzia per la protezione e lo sviluppo della concorrenza kazakha ha avviato un’indagine verso i maggiori grossisti di gas liquefatto nel paese, inclusa la compagnia statale KazMunayGas. Sembra una risposta alle proteste sociali vere, di chi, a partire dal 2 gennaio scorso, è sceso in piazza contro il raddoppio dei prezzi, e l’Agenzia avrebbe anche riscontrato segnali di collusione sui prezzi da parte delle compagnie sotto indagine, oltre ad abusi di posizioni dominanti sul mercato. L’Agenzia informerà Tokayev sui risultati dell’indagine entro 20 giorni.

RESTANO TUTTAVIA molti interrogativi: la violenza senza precedenti di alcune proteste anche armate contro le forze dell’ordine (due agenti di polizia ad Almaty sono stati trovati decapitati) e il tentativo di bloccare strutture nevralgiche e strategiche, dagli ospedali agli aeroporti, hanno fatto avanzare da più parti l’ombra di un golpe, di una resa dei conti tra potentati nei Palazzi del potere.