It’s a boy. È probabile che alle 16.24 del 22 luglio 2013 sia nato un bel bambino cicciottello anche a Phnom Penh, ma pare evidente che non gliene è fregato niente a nessuno, se non ai genitori e ai nonni. Meglio è andata ai piccoli venuti al mondo in Inghilterra nel giorno fatidico del «royal baby»: per loro, un penny d’argento, portafortuna. Malissimo è andata a Zara, figlia della principessa Anna. È incinta pure lei. Da Buckingham Palace, per protocollo, sono stati costretti ad annunciarlo, ma le sue future doglie sono cadute in un vuoto pneumatico. Il pargolo di Kate e William, invece, prima ancora di emettere il suo primo vagito, era ricoperto già con 243 milioni di sterline e ha ripopolato il Salento di alberi (!). L’erede cambierà la linea di successione al trono, il principe Harry viene spedito in quarta posizione dopo padre, fratello e nipote. È bene però che anche il piccolo di casa Windsor non si faccia illusioni: considerando la longevità dei suoi parenti (Elisabetta II ha 88 anni ed è lì dal 1952), caratteristica che condividono solo con l’ampia comunità di nazisti centenari, ha buone probabilità di diventare re nel 2070/2080 circa.
Nel frattempo, James, Alexander o George sfoggia oroscopi non tanto esaltanti per il casato. Pare che il baby coronato avrà tendenze gitane, fuga compresa.
Per la stampa, onore al «Guardian» che si è tolto dall’imbarazzo proponendo due versioni online: quella per repubblicani (notizia ignorata) e quella per monarchici o pettegoli (zeppa di dettagli). Sicuramente le tv inglesi, avendo inquadrato la porta dell’ospedale per 10 giorni consecutivi, non vinceranno il Pulitzer per la migliore inchiesta.
Il commento più bello? Quello della vecchietta blasonata Margaret Rhodes, cugina quasi novantenne della regina. «Alla fine, i figli li fanno tutti», ha dichiarato serafica alla Cnn. Resta sullo sfondo la figura triste della sorella di Kate, zia bella sì, ma con un nome come Pippa, certo non proprio facile da portare.