Un cielo luminoso quello di Parigi, fatto apposta per salutare K. S. Karol. E per abbracciare Rossana Rossanda, presente con ostinazione, dolore e amore. Nel grande cimitero del Père-Lachaise erano in tanti mercoledì 16 aprile, compagne e compagni, amiche ed amici. Dall’Italia Luciana Castellina, Valentino Parlato, Filippo Maone, Gabriele Polo, Marina Forti, Marco d’Eramo, Danielle Mazzonis e Isidoro Mortellaro; per i francesi, Alexandre Bilous e, tra tutti, Jean Daniel, il fondatore del Nouvel Observateur. Accanto a Rossana, sempre, Doriana Ricci.

La cerimonia è stata aperta da un officiante del Comune – qui c’è un rito laico per l’addio – che ha dato la parola ai quattro interventi previsti, «in ordine di età»: Jean Daniel – v. l’intervento pubblicato -, Luciana Castellina, Valentino Parlato e chi scrive. Luciana ha ricordato il valore del contributo di Karol alla sinistra comunista del manifesto, che si arricchì della sua curiosità, del suo entusiasmo e del suo essere critico; e che fu lui a portarci la ricchezza delle storie del mondo, ringraziando Rossana, «che ha perduto il compagno della sua vita», per averci «regalato» Karol. Valentino ha insistito sul suo ruolo di dirigente politico e culturale, sull’impegno verso i processi rivoluzionari non conclusi, a partire dall’informazione sulla Rivoluzione culturale nella Cina degli anni Sessanta, sul suo rigore a non demordere, attualissimo perché la crisi che attraversa l’Occidente chiama ancora a ruolo l’interpretazione del manifesto.
Chi scrive ha portato il saluto della direzione e di tutta la redazione del giornale, ricordando come l’edizione che annunciava la morte di Karol, fondatore degli esteri del giornale, era in prima pagina – come per il primo manifesto del 28 aprile 1971 – insieme alla lotta dei metalmeccanici; e per lui, sempre chi scrive, ha letto il poemetto per Karol – testimone armonioso e attraversatore di mondi – dedicato a Rossana.

Poi la parola al saluto dei presenti, con un abbraccio a Rossana di Jeanne Singer, moglie di Daniel Singer, che ha ricordato il legame tra la personalità di Karol e Isaac Deutscher; e un intervento di Marco d’Eramo, che ha parlato delle domande fastidiose a un Karol «intransigente» sulla Cina (su Lin Biao) e del suo primo, divertito lavoro come traduttore della spaesata multi-lingua karoliana. Ogni volta Rossana ha ringraziato salutando con la mano destra. Nell’aria alla fine due canzoni del poeta cantautore russo Bulat Okudjava che Karol amava ascoltare spesso. Uscendo, ognuno ha lasciato petali di rose sulla sua bara. E Oreste Scalzone appena uscito fischiava l’Internazionale. Etceterà…etceterà…etceterà.