Mosca furiosa per la decisione «senza precedenti» della Lituania di interdire il transito ferroviario dei beni sanzionati dall’Ue verso l’enclave russa baltica di Kaliningrad. Secondo il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, la decisione lituana «viola ogni possibile regola. Capiamo che ciò deriva dalla decisione dell’Unione europea di estendere le sanzioni al transito delle merci e consideriamo che sia illegale».

Toni aggravati dal capo della commissione parlamentare sulla sovranità della Duma, senatore Klimov: «L’embargo lituano a Kaliningrad è una aggressione diretta contro la Russia che legittima l’esercizio del diritto all’ autodifesa».

NEL NOVEMBRE 2002, un vertice Ue-Russia aveva prodotto una Dichiarazione Congiunta stabilente un approccio liberoscambista per il transito delle merci, secondo i principi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, incluso un sistema di documenti di viaggio facilitati per il mezzo milione di residenti (all’80% russi) che viaggiano da e per il resto della Federazione attraverso la Lituania. Mosca considera che Vilnius abbia violato tali obblighi legali internazionali.

La Lituania ha richiamato il suo ambasciatore da Mosca in seguito alla tragedia di Bucha. È rimasta un’incaricata d’affari, la quale è stata convocata ieri al ministero degli Esteri russo per ricevere la comunicazione che, se il transito delle merci nella regione di Kaliningrad non sarà completamente ripristinato nel prossimo futuro, la Russia si riserva il diritto di agire per proteggere i propri interessi nazionali.

Dal canto suo, il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis ha precisato che il divieto di transito commerciale per Kaliningrad è stato introdotto in accordo con la Commissione Europea e «su suo suggerimento».

La sovranità russa sull’antica Königsberg, per secoli capitale della Prussia orientale tedesca, è un altro dei risultati dell’esito della Seconda guerra mondiale divenuto un’anomalia con la fine della Guerra fredda. Il ritiro russo dal fianco occidentale dell’ex-impero e la conseguente avanzata della Nato hanno lasciato questo trofeo di guerra incastrato fra Polonia e Lituania atlantiche.

La regione è per Mosca uno dei principali porti del mar Baltico e, soprattutto, una testa di ponte militare e strategica di primo livello: il sistema di difesa nazionale russo è mirato a respingere potenziali aggressori nella pianura dell’Europa orientale (la principale rotta di invasione contro la Russia da secoli) e ciò presuppone il mantenimento del controllo tanto della Crimea quanto della regione di Kaliningrad.

DA QUANDO SI È TROVATO a dover trattare con l’allargamento della Nato a est su posizioni di forza, alla metà degli anni 2000, Putin ha costantemente rinforzato l’arsenale bellico di Kaliningrad, base in particolare dei missili a capacità nucleare Iskander. In virtù della sua posizione eccentrica, la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni internazionali stanno avendo sull’Oblast un impatto più duro che nel resto della Federazione. Fonti locali testimoniano di prezzi saliti alle stelle per i principali beni di consumo.

L’economia locale è orientata sulle esportazioni di lavorazioni del legno (compresi torba, mobili e pallet di legno) e l’assemblamento di automobili, ciò che presuppone il pieno funzionamento del potenziale logistico della regione.

Da otto anni le sanzioni dell’Ue gravano le esportazioni e intralciano l’importazione di componenti e materiali strategicamente importanti che utilizzavano la rete ferroviaria polacca. Del pari, il porto ha visto dall’inizio dell’anno diminuire il flusso di merci del 70% oltre che aumentare i costi ed i tempi di attesa.

L’industria automobilistica Avtotor, dove lavorano 3.500 operai e che nel solo 2021 ha prodotto 177.000 veicoli per Hyundai, Kia e Bmw, si trova ai margini del collasso: la Bmw ha interrotto la collaborazione mentre i coreani hanno ridotto drasticamente gli invii di componentistica elettronica. Gli operai ed i portuali rischiano di rimanere per strada.

LA FAMA DI KÖNIGSBERG rimane quella di aver dato i natali al filosofo Immanuel Kant, che qui trascorse tutta la vita (1724-1804) e vi scrisse Per la pace perpetua (Zum ewigen Frieden), opera finalizzata a porre le basi per la prevenzione di qualsiasi guerra futura, da bandire insieme agli eserciti. Il fatto che la città si sia trasformata oggi in una fortezza assediata aggiunge altro paradosso alla sua lunga e singolare storia.