Domenica 13 settembre, con il 72,7% delle preferenze, Kais Saied è stato eletto presidente della Repubblica tunisina. Pochi minuti dopo la chiusura dei seggi e la diffusione dei primi exit poll, per le strade di Tunisi sono scese migliaia di persone, che tra caroselli di auto e bandiere si sono riversate sulla Avenue Bourguiba. Sulla via simbolo della capitale e della rivoluzione del 2011 i festeggiamenti sono andati avanti fino a notte inoltrata. Un assembramento trans-generazionale e culturale che a molti dei partecipanti ha ricordato proprio il clima della rivoluzione dei gelsomini.

«OGGI AVETE DATO UNA LEZIONE al mondo intero. Si tratta di una rivoluzione sotto una nuova forma: una rivoluzione all’interno del quadro costituzionale, legittimata dalla costituzione» ha affermato Saied nella sua prima dichiarazione da presidente, aggiungendo che la Tunisia «ha aperto una nuova pagina della sua storia» nella quale «le relazioni all’interno del paese si dovranno basare sulla fiducia e la responsabilità». L’obiettivo primario, conclude il neo-presidente, è quello di «restaurare la fiducia tra governanti e governati, operando nel quadro della costituzione».

Dal canto suo, lo sfidante Karoui attribuisce la schiacciante sconfitta alla sua carcerazione preventiva, affermando che «ad oggi, c’è chi pensa che io non sia ancora uscito di prigione» e al fatto di aver avuto solamente 48 ore per portare avanti la sua campagna elettorale, ribadendo però il suo impegno politico alla luce dei positivi risultati ottenuti alle legislative: «Siamo la seconda forza parlamentare e utilizzeremo tutto il nostro peso per portare avanti le nostre idee».

DEGLI OLTRE 7 MILIONI di tunisini aventi diritto di voto, il 58% si è recato alle urne, il 10 % in più rispetto al primo turno andato in scena il 15 settembre. Un netto miglioramento guardando alle elezioni legislative della settimana precedente. Il 6 ottobre, infatti, solo il 41 % si era recato al voto, facendo registrare una significativa diminuzione della partecipazione cittadina (-27 % rispetto alle ultime elezioni).
In questo frangente il positivo tasso di affluenza, che ha quasi eguagliato quella delle presidenziali del 2014, era prevedibile dall’attenzione con cui popolo tunisino ha seguito la diretta del confronto tra i due candidati: 6,4 milioni di spettatori hanno assistito al dibattito televisivo tra i due sfidanti, ovvero più di un tunisino su due.

AL BALLOTTAGGIO in questo secondo turno sono arrivate due figure indipendenti, un segnale chiaro dato dall’elettorato ai tradizionali partiti politici: la massima carica dello stato non apparterrà a nessuno dei partiti che fino ad oggi hanno governato nella Tunisia post Ben Ali. Una crisi della rappresentanza che ha lasciato il campo a due figure controverse, agli antipodi. Il giurista Saied, conservatore popolare nelle fasce di elettorato islamista e dei giovanissimi, che si dichiara favorevole alla pena di morte e contrario alla parità di diritti tra sessi e alla depenalizzazione dell’omosessualità; e il magnate Karoui, proprietario del più popolare canale televisivo generalista tunisino, incarcerato durante la quasi totalità della campagna elettorale con l’accusa di evasione fiscale e riciclaggio.

LA PARTECIPAZIONE di domenica è stato un segnale forte e chiaro che la popolazione ha dato ai suoi rappresentanti: a prescindere da chi abbia vinto, dovranno ripartire da questa frattura, per tentare in primis di rimettere in piedi un’economia sempre più in ginocchio e riconquistare la fiducia dell’elettorato.