Alle 16.20 di ieri pomeriggio è atterrato all’aeroporto di Fiumicino il Boeing KC-767 dell’aeronautica militare italiana con a bordo 86 persone provenienti dall’Afghanistan. Tra loro una cittadina italiana: una cooperante che non era riuscita a raggiungere in tempo l’aeroporto internazionale di Kabul per l’evacuazione del personale diplomatico. È l’unica tra i passeggeri giunti ieri a essere uscita dal lato anteriore del Terminal 5 dello scalo romano, ma è stata tenuta lontana dai microfoni della stampa.

Tutti gli altri, cittadini afghani, sono stati trasportati fuori dall’aeroporto al termine dei tamponi anti Covid-19 utilizzando una pista interna, presumibilmente per tenerli lontani dagli obiettivi di telecamere e macchine fotografiche che attendevano all’esterno sotto il sole d’agosto. Trascorreranno il periodo di isolamento sanitario nella base militare di Roccaraso, in Abruzzo.

Nello stesso luogo si trovano i 19 afghani giunti in Italia lunedì scorso con il volo partito da Kabul su cui viaggiavano anche 51 nostri connazionali, appartenenti principalmente al personale dell’ambasciata. Gli evacuati di questa settimana si sommano ai 228 collaboratori della missione italiana della città di Herat già trasferiti due mesi fa, tra il 14 e il 19 giugno.

Oggi e domani atterreranno a Fiumicino altri tre voli umanitari. Su quello previsto per questa mattina alle 8 dovrebbe essere presente l’attivista Zhara Ahmadi, che ieri è riuscita a raggiungere la zona militare dell’aeroporto della capitale afghana e mettersi al sicuro. Nei giorni scorsi Hamed Ahmadi, residente in Italia e proprietario di un ristorante molto conosciuto nella città di Venezia, aveva lanciato pubblicamente l’allarme per le sorti della sorella chiedendo alle autorità di fare di tutto per salvarla.

Secondo i dati forniti dal ministero della Difesa nel ponte aereo sono impegnati 1.550 soldati e 7 aerei dell’aeronautica militare: tre Boeing KC-767 si alterneranno sulla rotta Roma-Kuwait, mentre quattro C-130J su quella Kuwait-Kabul. L’operazione è stata ribattezzata Aquila Omnia ed è pianificata e diretta dal Comando operativo di vertice interforze (Covi).

«Il nostro impegno è lavorare col massimo sforzo per completare il piano di evacuazione dei collaboratori afghani, degli attivisti e di chi è esposto al pericolo», ha dichiarato il ministro della difesa Lorenzo Guerini (Pd). Al momento i numeri complessivi delle persone allontanate dal pericolo talebano sono ancora molto bassi, ma nella conferenza stampa tenuta ieri di fronte al Terminal 5 di Fiumicino il colonnello Diego Giarrizzo, direttore del Joint operation center del Covi, ha affermato che le operazioni di trasferimento attraverso il ponte aereo si stanno velocizzando e ha promesso che le forze armate porteranno via il maggior numero di afghani possibili. Almeno «fino a quando le condizioni di sicurezza dell’aeroporto di Kabul lo permetteranno».

Non è chiaro quali saranno i criteri per selezionare chi potrà salire a bordo e raggiungere un aeroporto sicuro. La scelta deciderà della vita di molte persone.