Alla luce delle forti tensioni politiche interne, ci sono «dubbi» che la presidenza di turno della Romania dell’Unione Europea, che si è aperta il primo gennaio, sappia mettere da parte i suoi interessi nazionali, presentarsi come una voce compatta e ascoltare gli altri stati membri.

È QUANTO ha affermato il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker in un’intervista al quotidiano tedesco Die Welt. Bucarest, secondo Juncker, è «tecnicamente ben preparata» per assicurare i sei mesi di presidenza del Consiglio Ue, però «il suo governo non ha ancora pienamente compreso cosa significhi presiedere i Paesi dell’Ue» in quanto «negoziati giudiziosi esigono anche la volontà di ascoltare gli altri e la ferma volontà di mettere le proprie preoccupazioni in secondo piano, ho qualche dubbio a questo proposito».

UN MODO, per il numero uno di Bruxelles, di evocare senza citarli apertamente i numerosi scandali e la corruzione dilagante che sembra pesare sulla poltica rumena e sul suo stesso esecutivo. Anche alla luce del conflitto sempre più aspro tra il governo di centrosinistra guidato dalla premier Viorica Dancila e il presidente di centro destra Klaus Iohannis, per Juncker Bucarest potrebbe avere delle difficoltà a mostrarsi come una «unità compatta» davanti ai 27 paesi membri. «Ci deve essere un fronte unito in patria per promuovere l’unità in Europa anche durante la presidenza», ha aggiunto il presidente della Commissione.

Critiche che hanno suscitato reazioni stizzite a Bucarest, dove nel partito socialdemocratico della premier Viorica Dancila hanno sottolineato di essersi sentiti trattati come «un Paese di serie B».

DIVERSO L’APPROCCIO messo intanto in campo dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che al debutto, ieri, della presidenza di turno, si è rivolto via Twitter alle autorità di Bucarest, dicendosi «fiducioso». «Buon Anno! Auguro il meglio alla Romania per la sua prima presidenza dell’Ue. Sono fiducioso che saprete portare risultati e sarò felice di lavorare con voi», ha scritto Tusk.