Il suo portafoglio clienti annovera decine di giocatori di calcio e allenatori, partecipazioni in società finanziarie e rapporti privilegiati coi dirigenti di club. In venti anni Jorge Mendes, un tempo gestore di locali notturni frequentati da talenti del pallone, è diventato oggi il fortissimo superagente universale, un Re Mida del football (che l’anno scorso ha guadagnato 85 milioni di dollari, secondo la rivista Forbes), vincitore per cinque anni consecutivi del premio «agente dell’anno» della Fifa. Un protagonista assoluto che ha cominciato con l’intermediazione e la compravendita dei giocatori portoghesi, spagnoli e brasiliani, passato poi a fare da talent scout e curatore d’immagine di calciatori, un mister dieci per cento che amministra, tra i tanti, Cristiano Ronaldo, James Rodriguez e Mourinho e ha messo lo zampino nei recenti trasferimenti milionari di Renato Sanches, Martial e Joao Mario.

Il suo capolavoro di questa finestra di mercato è Goncalo Guedes, attaccante di 20 anni, passato dal Benfica al Psg per 30 milioni di euro. Lo racconta il libro-inchiesta M, l’orgia del potere di Pippo Russo, sociologo e giornalista nonché collaboratore di questo giornale ai tempi di Pallonate, in un tomo di 530 pagine, edizioni Clichy (euro 18), dedicato ai chiarioscuri del «padrone del calcio globale» – molto abile nelle pubbliche relazioni, uno spregiudicato affarista che ha intuito prima degli altri la nuova economia del calcio, con l’ingresso decisivo dei fondi d’investimento internazionali- sulla base di una minuziosa ricostruzione di personaggi, avvenimenti e furbate dell’universo pedatorio prima lusitano poi europeo e mondiale. Partendo da giocatori giovani e non troppo noti, ma subito capace di strappare i campioni famosi ad altri procuratori, fondando poi l’agenzia Gestifute (sulla falsariga della Gea di Moggiana memoria) Mendes ha forte influenza su club del campionato portoghese come il Benfica, il Porto, il Rio Ave, lo Sporting Braga ma anche del campionato francese come il Monaco e di quello spagnolo Atletico Madrid e Deportivo La Coruña. Realizza affari lucrosi coi club più ricchi e potenti del mondo, dal Real Madrid al Manchester United, sulla base di un rapporto privilegiato con sir Alex Ferguson e con Peter Lim, magnate di Singapore, proprietario del Valencia e dà una mano all’ingresso dei capitali cinesi nel calcio europeo.

Chi è stato il suo primo successo? Il portiere Nuno Espirito Santo (si, proprio lui, l’attuale allenatore del Porto, appena eliminato dalla Juve in Champions League) che vivacchiava nel Vitoria Guimaraes nel 1995 e voleva provare il salto in club più prestigioso. Mendes s’accorda prima col Porto e poi col Deportivo la Coruna ma il presidente vimaraense, Pimenta Machado, facoltoso immobiliarista, s’oppone a tutte le trattative. Così Mendes lo fa scomparire per un mese in modo da ammorbidire la resistenza del presidente e lo fa ritrovare ubriaco e sconclusionato, affare fatto coi galiziani e inizio del rapporto privilegiato del procuratore col club e i suoi dirigenti. Le tappe del suo successo planetario sono tutte raccontate, dallo scontro contro l’agente rivale Jose Veiga al suo straordinario potere d’attrazione che irretisce Deco e Nani, Quaresma e Pepe.

In particolare Mendes ha intuito e capitalizzato il business dei fondi d’investimento che speculano sui diritti economici dei calciatori, quei famigerati giovani talenti che vengono posseduti per un terzo o la metà da una società o da un’agenzia e aumentano percentuali dei mediatori e introiti a ogni trasferimento. Un esempio è il First Portuguese Football Players Fund, chiuso nel 2008, dopo aver ottenuto alti rendimenti con investimenti su Ricardo Costa, Pepe, Quaresma, Paulo Ferreira e Riccardo Carvalho, simbolo di una trasformazione importante, fino ad allora la compravendita dei calciatori era un business gestito da agenti e procuratori, poi il calcio diventa invece «un campo puramente finanziario dove cercare opportunità d’investimento nei giocatori non per raggiungere risultati sportivi ma per produrre ulteriore valore finanziario, incrementare il capitale investito e portare via dall’universo calcistico il denaro guadagnato». Come hanno evidenziato i rapporti di Football Leaks, un consorzio di giornali europei che hanno alzato il velo sulle società offshore create per la gestione del patrimonio dei calciatori. Dopo che le varie circolari della Fifa hanno impedito la partecipazione di terze parti nella compravendita, gli strumenti sono stati affinati così che fondi e investitori privati comprano piccoli club in Sudamerica e in Europa dove far transitare i calciatori e realizzare transazioni finanziarie che stornano denaro.

Il potentissimo Mendes è riuscito persino a inventare forme di diplomazia del pallone, uomo di fiducia della multinazionale cinese Fosun che ha acquistato il Wolverhampton, squadra della serie B inglese, entrando così in contatto con le élite politico-economiche dei mercati emergenti ma tenendo anche un piede nella CAA, l’agenzia americana che ha sotto contratto centinaia di campioni di baseball, basket, pugilato e divi di Hollywood (e un accordo con Gestifute per i diritti d’immagine dei calciatori europei sul mercato Usa).