Boris Johnson positivo al coronavirus è la molotov che esplode ieri in tarda mattinata su Twitter. A pochi giorni dall’aver annunciato tardive misure d’isolamento e di distanziamento sociale, il premier vi rende noto di avere dei sintomi leggeri e annuncia, con tono sufficientemente baldanzoso, oltre agli elogi alla sanità pubblica e le raccomandazioni alla cautela (ahimé, già carta straccia, vista la banca di emissione), che continuerà a dirigere la risposta del paese all’emergenza virale.

Come se non bastasse a gettare un paese intero nello sconforto, Johnson è seguito a ruota dal ministro della Sanità, Matt Hancock e dal Chief Medical Officer Chris Whitty. Hancock è a sua volta risultato positivo al tampone, Whitty non ancora, ma mostra sintomi leggeri.

Entrambi sono auto-isolati, a dirigere «da remoto» la lotta contro un virus già dentro di loro. Immagini rubate davanti a Downing Street e esponenzialmente rimbalzate sui commercial media mostravano il consigliere Dominic Cummings allontanarsi con moto precipitoso e scombussolato dal numero dieci. L’ovile non è ancora immune e nemmeno il pastore.

La Gran Bretagna – che ieri vedeva il numero delle vittime saltare di 185 per arrivare a 769 su 12.324 persone contagiate – comincia a fissare tristi primati: con tre figure chiave del governo nella lotta al contagio contagiate e Johnson primo leader mondiale ad ammalarsi, la risposta governativa all’emergenza assume toni drammatici che ci auguriamo – accoratamente – non diventino tragici. E mentre le infezioni raddoppiano ogni tre-quattro giorni, alla conferenza stampa quotidiana per aggiornare il pubblico sull’evolversi della situazione continuano ad avvicendarsi nuove figure: ieri è stata la volta del Cancelliere del Ducato di Lancaster (!) Michael Gove, che con la consueta aria di capoclasse ha cercato di proiettare un barlume di rassicurazione su delle quinte buie come la pece.

Timori e tremori vertono prevedibilmente sulle smargiassate falstaffiane di Johnson, che fino a qualche giorno fa si rifiutava di non stringere le mani delle centinaia di persone che incontrava, e sulle ripercussioni sulla salute di tutto il governo. E diventano a buon titolo terrori, quando si tenga conto che, nell’infausta e mai abbastanza indesiderata ipotesi che le sue condizioni peggiorino, lo si vedrebbe sostituto da Dominic Raab, Segretario di Stato e ministro degli Esteri. Uno che era stato designato, nonostante la pochezza, a sì importanti cariche tanto per gettare un osso alla muta alleata di mastini brexittieri di cui fa parte nella divisione del bottino dopo la vittoria elettorale. Che ormai sembra lontana come l’epoca in cui le Isole decisero di staccarsi geologicamente dalla Pangea.

Naturalmente la notizia arriva dopo quella della positività dell’erede al traino (auguri sinceri Charles), che a fronte della scarsità di tamponi ha ottenuto, nonostante i sintomi leggeri (i tamponi sono riservati a chi abbia sintomi pesanti) anch’egli di farsi testare, mentre nelle corsie degli ospedali scarseggiano per il personale medico e paramedico, autentica carne da virus. La notizia è stata immancabilmente accompagnata nella narrazione mediatica – Bbc in primis – dal fastidioso corollario secondo cui «questo virus non risparmia nessuno»: un’orizzontalità che cessa alla diagnosi e che torna improvvisamente verticale nella profilassi o nella terapia (le classi medio-alte sono tutte boccaccescamente fuggite nelle seconde case rurali a impensierire le popolazioni locali).

Lettura puntualmente ripetuta anche ieri da Gove tanto per deviare il fuoco di domande su come mai il Premier non abbia osservato lui stesso il social distancing che ha prescritto al paese e sui molti in questo momento in balia dell’angoscia per essere stati in contatto con lui nelle ultime ore (la sua compagna, incinta, è a casa sua ormai da qualche giorno).

Sul fronte della vita reale, nonostante il lassismo sconsiderato della sua classe dirigente, il paese è ormai ben desto. C’è stata una risposta impressionante a un bando per volontariato nella sanità pubblica con oltre 650mila adesioni a sostegno del milione e mezzo di anziani e categorie a rischio che sono in autoisolamento chi per due, chi per dodici settimane..