A meno di tre mesi dal rilassamento di ogni misura anti-Covid, è di nuovo tempo di cifre torve: mai così alte nell’ultimo semestre e tali da spingere i vertici della Sanità a sollecitare al governo la reintroduzione in Inghilterra di alcune misure di contenimento. Cui il governo ha risposto – per ora – picche.
Non si sa per quanto ancora. 223 sono i decessi rilevati martedì – il numero più elevato da marzo -, 179 ieri; i nuovi contagi, sempre ieri, erano quasi 50mila, l’ottavo giorno consecutivo a farne registrare oltre 40mila. Il ramoscello cui si aggrappa il governo è quello dei ricoveri in ospedale: restano sotto al migliaio, pari circa a un quinto di quanto erano nell’ultima ondata dello scorso gennaio; come anche le morti, che restano a loro volta “basse”, circa un decimo. Sopra i 40mila contagi al giorno è attualmente uno dei tassi più elevati in Europa, anche se resta al di sotto dei 50/70mila nuovi dello stesso periodo l’anno scorso.

C’È POI LA DEPRECABILE new entry della discendente della variante Delta: la subvariante AY.4.2, appena sequenziata, che per ora pare tra il 10 e il 15% più contagiosa e responsabile del 10% dei contagi di ottobre. Significa che il virus sta mantenendo una pericolosa traiettoria evolutiva e che questa stessa subvariante va osservata e sorvegliata a livello globale. La tempestività e l’efficienza con cui l’Inghilterra ha allestito la propria campagna vaccinale avrebbe portato, a mesi di distanza, a un simile, relativo declino immunitario nella popolazione; come anche il ricorso massiccio al vaccino AstraZeneca, dall’efficacia ridotta rispetto agli altri.

Per questo l’Nhs vuole la messa in atto di un cosiddetto piano B alternativo alla – e correttivo della – riapertura spensierata. Che consiste nel reintrodurre il distanziamento sociale e le mascherine nei luoghi pubblici, invitare parte dei lavoratori a riconsegnarsi allo spesso sedicente smart working, e introdurre dei passaporti vaccinali per l’ingresso nei locali notturni, misure peraltro già da tempo vigenti in Galles, Scozia e Irlanda del Nord. Ma il governo, nella persona del ministro del commercio Kwarteng, resiste. Non possiamo mettere a repentaglio con altri lockdown quanto siamo faticosamente riusciti a riguadagnare in queste settimane, andate piuttosto a vaccinarvi, ha detto ieri il ministro. Insomma fatevene una ragione, stiamo passando dalla pandemia all’endemia, ci dobbiamo convivere. E continuare a sperare che la campagna vaccinale continui a dare i suoi frutti. Finora l’86% delle persone al di sopra dei 12 anni di età hanno ricevuto almeno la prima dose del vaccino, mentre circa l’80% entrambe.

GLI HA FATTO ECO il ministro della Sanità, nella conferenza stampa di ieri, la prima da un mese: potranno esserci 100mila contagi al giorno in inverno ma il sistema sanitario nazionale se la starebbe cavando bene. Saremo vigili, abbiate fiducia, ha concluso Javid, ex ministro delle finanze sempre in bilico fra il distopico keep calm and carry on e il darwiniano survival of the fittest.

IL SUCCO, ANZI L’ELISIR, di quanto sopra non è poi di così arduo da distillare: la sospensione delle misure precauzionali sta provocando una quarta ondata del virus che questo governo conservatore – che pur di non fermare di nuovo l’economia rientrerebbe perfino in Europa, spera sia meno feroce delle precedenti grazie alla campagna vaccinale. Una scommessa già perduta l’anno scorso, quando si era scelto di non introdurre delle misure precauzionali solo per poi imporle affannosamente e drasticamente all’ultimo momento: un diabolico perseverare? Che, unito a un’economia sempre più stagflazionata, alla elevata domanda di lavoro sottopagato con connessa crisi dei trasporti e carenza di materie prime e prodotti una quarta ondata, rischia di far sembrare l’assai citato «inverno del malcontento» del 1978-’79 una gita scolastica.