Negli ultimi tempi Johnny Depp sembrava avere smarrito il suo appeal nei confronti del pubblico. The Lone Ranger, diretto da Gore Verbinski (regista dei primi tre fortunati episodi dei Pirati dei Caraibi) con Depp protagonista si era rivelato un discreto bagno di sangue per la Disney. Così anche altri titoli in cui l’attore è stato protagonista. Ecco allora spuntare dopo anni di assenza il quinto nuovo episodio della saga dei Pirati. Rimescolati gli sceneggiatori (a Terry Rossio si è aggiunto Jeff Nathanson), cambiati i registi (ora sono il duo norvegese Joachim Ronning e Espen Sandberg) rimpolpato il cast con un grandissimo e sfatto Javier Bardem, ormai specializzato nei ruoli del cattivo, un paio di giovani presenze come Brenton Thwaites e Kaya Scodelario, l’aggiunta di una magnifca e inquietante strega come l’iraniana Golshifteh Farahani, e immessa la presenza di Paul McCartney subentrato a Keith Richards.

Fatti tutti questi piccoli grandi cambiamenti la saga è ripartita alla grande e con essa Jack Sparrow, ovvero Johnny Depp che risulta essere in qualche modo alleggerito dal ruolo di protagonista, pur apparendo ringiovanito al computer in un episodio che spiega l’inghippo dello spagnolo Salazar confinato tra i morti con la sua nave Silent Mary. La storia è una torta multistrato che rischia anche di confondere con i suoi piani diversi conditi con fantasia sfrenata a base di leggende marine, bussole magiche e tridenti di Poseidone e riferimenti storici che vanno addirittura a scomodare Galileo, oltre a citare involontariamente l’attualità romana con «un capitano, c’è solo un capitano». L’avventura è garantita, spassosa con infinite trovate compreso il repechage dei vecchi personaggi tra cui Orlando Bloom, Geoffrey Rush, Keira Knightley.

Ma quello che sposta completamente l’asse del discorso cinematografico e dell’intrattenimento è l’ambito degli effetti visivi. Già detto di come Sparrow – Depp possa apparire ragazzo proprio grazie a questi interventi, ma l’operazione diventa narrazione quasi a sé con Salazar, la sua ciurma e la sua nave. Ridotti letteralmente a brandelli eppure ancora capaci di azione, quindi di cinema, così come alcuni squali male in arnese, mozzati, sguinzagliati però a fare nuovi danni. Premesso che siamo nell’ambito del cinema di pura evasione e fantasy il lavoro degli effetti sposta ulteriormente verso l’alto l’assicella. Chissà se tutto questo è ancora cinema? Certo che dove schermi giganti, Imax, dolby e quant’altro rispondono a dovere tutto ciò fa sembrare microscopico anche il televisore più grande. In attesa dell’episodio 6.