«Sono un uomo di campagna, non un cittadino. Amo stare all’aria aperta e in particolar modo, nuotare. Adoro farlo in mare e posso dirti che essere in acqua nei fiordi norvegesi, è davvero bello: sono decisamente meno freddi del mare inglese». Conviviale e dotato di sense of humour britannico John Surman mescola la passione per il benessere a progetti futuri come il prossimo disco in trio per la ECM, sottolinea il valore di New Orleans agli albori del jazz e termina descrivendo l’importanza delle partiture elettroniche della sua musica, realizzate dal figlio Ben. Surman è passato recentemente in Italia, ospite a Ruvo di Puglia in occasione del Talos Festival.

Il suo concerto in solo, uno dei più attesi, ha soddisfatto le aspettative, grazie un set valorizzato dal perfetto equilibrio tra strumentazione analogica e digitale. Una intensa settimana di concerti, masterclass, mostre fotografiche e proiezioni cinematografiche che ha visto il suo apice nella sezione internazionale svoltasi nelle ultime quattro giornate, animate sia dalle esibizioni in solo – che hanno contraddistinto il carattere più jazzy del Talos – che quelle orchestrali. Significative le performances in solitaria dei suonatori di ance nostrani Dario Cecchini, Eugenio Combo e Domenico Ottaviano.

Emozionante il live di uno dei padri del jazz europeo, il sassofonista Evan Parker. Ottimo il set offerto dal violoncellista olandese Ernst Reijseger, quello di Peppe Barra, autore di una bella performance a metà tra canto e teatro canzone supportata dell’ensemble diretto da Pino Minafra e Michele Di Puppo. La capacità di dialogare con le diverse soggettività, a prescinder dall’età di appartenenza, è stata probabilmente l’innovazione migliore della kermesse, la dimostrazione si è avuta negli incontri pubblici di musica e danza contemporanea che hanno coinvolto oltre agli artisti, un folto pubblico.