Blue World (Impulse/Universal) – dallo scorso 27 settembre nei negozi reali e virtuali, sotto forma di cd, vinile e in digitale – non è un nuovo album di John Coltrane. Si tratta infatti di registrazioni inedite del 1964 che hanno una loro importanza storica e sonora. Fa, però, riflettere il «clamore mediatico» che suscita, analogo e parallelo a quello di un altro inedito: Rubberband (Warner/Rhino) di Miles Davis, anch’esso appena pubblicato, progetto che il trombettista aveva a suo tempo accantonato nel 1985 per dedicarsi all’epocale Tutu. Il «can can» informativo su Coltrane e Davis, pur se piacevole, avvalora l’idea che il jazz – con i suoi «eroi» – sia morto, un linguaggio storicizzato paragonabile alla musica classica; la tesi è fortemente contrastata dal critico americano Nate Chinen nel suo libro La musica del cambiamento. Jazz per il nuovo millennio (IlSaggiatore) e, francamente, da chi scrive.

SI VEDANO i reali motivi di interesse di Blue World. Le registrazioni del giugno 1964 erano finalizzate ad una colonna sonora: quella del film Le chat dans le sac del regista canadese Gilles Groulx, amico del contrabbassista Jimmy Garrison, fan di Coltrane, figura di rilievo nel cinema francofono del Québec. Il sassofonista acconsentì (prima ed ultima volta) componendo un solo brano originale (title track dell’album e del video promozionale https://Verve.lnk.to/BlueWorld) e registrando pezzi dal suo repertorio in varie take: Naima, Village Blues, Like Sonny, Traneing In. Calcolando le «take one», circa 25 minuti di musica e Groulx ne utilizzò dieci: nel video c’è un montaggio tra spezzoni di film, brani ed elaborazioni grafiche che rende l’idea dell’unione fra immagini e suoni. Del resto Trane fu più fortunato di Ornette Coleman la cui colonna sonora per Chappaqua di Conrad Rocks (1965) non venne utilizzata dal regista, al pari di quella per Todo Modo (1976) scritta da Charles Mingus e scartata da Elio Petri.

LE REGISTRAZIONI, nei fidati studi di Rudy Van Gelder, videro all’opera il quartetto rodatissimo con McCoy Tyner (piano), Jimmy Garrison (contrabbasso) ed Elvin Jones (batteria): furono mediane rispetto alle incisioni di Crescent e A Love Supreme, con il gruppo in uno stato di grazia. Coltrane usò sempre il sax tenore; le due versioni di Naima (risalente al 1959) alternavano una dimensione lirica propria dell’originale ad atmosfere più tese e ritmate.

Village Blues risaliva al 1960, tre le take piuttosto simili se non per la costruzione dei soli sassofonistici; Like Sonny (1959, ispirata a Rollins) era in un’unica versione che conservava la scansione latina ma con sfumature free. Traneing In (1957) combinava forma canzone e blues in modo originale, il quartetto la usava dal vivo ed esiste una versione a Copenhagen di 23 minuti. L’originale Blue World era un pezzo modale in tempo dispari dal lungo tema che sfociava naturalmente nell’improvvisazione e con un finale esplosivo; grazie anche a Jones e Tyner, il brano viveva di tensione/distensione, archi melodici/variazioni-stravolgimenti improvvisativi secondo la «narrazione coltraniana» del periodo.

OGNI INEDITO è di sicuro utile a livello storico-sonoro; certamente la Universal spera di bissare il successo di Both Directions At Once (altro inedito coltraniano) del 2018 che ha scalato le classifiche e venduto, a livello mondiale, più di 250.000 copie. Sono cifre da sogno per l’industria discografica odierna.