Quello della coppia borghese in vacanza, costretta a fronteggiare inattese peripezie, è un topos letterario e cinematografico del noir anglosassone, che ha nel capolavoro di Alfred Hitchcock L’uomo che sapeva troppo – girato due volte, nel ’34 in Inghilterra e nel ’56 in America con James Stewart – un riferimento imprescindibile. Dalle crociere sul Nilo ai grandi alberghi decadenti di Agatha Christie, alle più recenti trame del Lawrence Osborne di L’estate dei fantasmi e Nella polvere, innumerevoli medici, avvocati e professori si ritrovano protagonisti di romanzi ascritti alla variegata compagnia della crime fiction, spesso ambientata in contesti esotici che facilmente rivelano un volto ambiguo.

In questo ambito si muove anche l’ultimo romanzo di John Banville, Il dubbio del killer (traduzione di Irene Abigail Piccinini, in uscita giovedì da Guanda, pp. 368, € 19,00), versione più «commerciabile» dell’elegante originale April in Spain, di cui è intraducibile il gioco polisemico con il nome proprio femminile «April», personaggio-vettore di questo e di altri, precedenti, divertissement romanzeschi di Banville.

Dalla serie di Quirke
L’accostamento a Georges Simenon, pur nelle evidenti differenze tra questi due autori nella lingua e nella prolificità, non è del tutto peregrino, anche se forse Banville stesso preferirebbe quello con Graham Greene, altro autore dotato di ramificazioni romanzesche derubricate a entertainment. Oltre ai suoi romans durs, tra i quali l’indimenticabile Il mare (2005), lo scrittore irlandese è infatti noto per aver pubblicato una serie di noir, scritti nella maggior parte dei casi (non in questo) con lo pseudonimo di Benjamin Black.

Tra quelle pagine, come nel Dubbio del killer, ci sono alcuni personaggi ricorrenti e fili narrativi che si riallacciano, senza tuttavia privare ciascun episodio della sua compiuta autonomia narrativa. Sempre presente tra i protagonisti, Garret Quirke è un burbero medico dublinese che qui ritroviamo in vacanza con sua moglie a San Sebastián, nei Paesi Baschi (siamo negli anni Cinquanta, in pieno franchismo).

Il topos «vacanziero» serve a Banville per indugiare su alcune scene statiche che sembrano suggerire, fin dalle prime battute, un noir «d’atmosfera». Ammirando la pioggerella atlantica, Quirke accosta «la Spagna del nord all’Irlanda del sud», langue con sua moglie, colta psichiatra austriaca con la quale prova sovente a ingaggiare innocenti scaramucce filosofiche, e finalmente finisce all’ospedale per aver provato ad aprire un’ostrica con le forbici, invece di rassegnarsi a fare la figura del turista in vacanza.

L’andatura posata del romanzo, godibile grazie allo spessore della scrittura (e della traduzione), si accorda a una trama scarna, quasi pretestuosa, nella quale i dettagli d’ambiente e i dialoghi divaganti trovano una collocazione ideale. I pochi snodi della vicenda sono messi così ancora più in risalto, ciò che in alcuni passaggi sembra suggerire un omaggio al giallo classico, genere dal quale, del resto, Il dubbio del killer si allontana soprattutto per merito di un personaggio inquietante, raccontato da un narratore mimetico, che abbassa il registro linguistico quando intende restituirne il timbro violento. L’editore italiano ha scelto di portare questo personaggio alla ribalta fin dal titolo: è lui il killer al quale è affidato un contrappunto narrativo efficace, a maggior ragione perché i capitoli che lo riguardano sono inizialmente ambientati in tutt’altro contesto, a Londra e a Dublino, per poi approdare – al vero centro del libro – in Spagna.

Qui, Quirke crede di riconoscere per strada, e poi in ospedale, una amica di sua figlia, rampolla di una importante dinastia politica dublinese, April Latimer. In un precedente romanzo del 2011, Congetture su April, la giovane e conturbante donna era sparita e sembrava essere stata assassinata. Quirke decide di coinvolgere nel caso sua figlia. Assieme a lei, dall’Irlanda, arriva in Spagna un ufficiale di polizia, l’ispettore Strafford, che Banville aveva presentato nel suo precedente romanzo, Delitto d’inverno.

Finale drammatico
La trama concentrica ha nella sua parte di mezzo, dove agiscono la figlia di Quirke e l’assassino designato, alcuni indugi che fanno sospettare un accumulo di pagine tale da giustificare la veemente drammaticità dell’ultima parte, in cui convergono tutti i personaggi, e si consuma il tremendo fatto di sangue che chiude il libro. Proprio nel «terzo atto» spagnolo sembra celebrarsi una qualche svolta nella linea noir di Banville, che potrebbe preludere a un avvicendamento dei personaggi. E proprio l’ispettore Strafford potrebbe impersonarne il trait d’union, giustificando la scelta di Banville di firmare Il dubbio del killer deponendo il nom de plume adottato per la linea di genere: ornato di tutte le eccentricità del caso, Strafford si avvia forse a prendere il posto di Quirke, troppo legato alla penna di Benjamin Black.