In fondo con Joel Schumacher se ne va un piccolo pezzo di anni 70 che ha contribuito in maniera determinante a creare una buona parte di estetica degli anni 80. Il nome del futuro regista di Ragazzi perduti e Linea mortale emerge a partire dalla metà degli anni 70 come sceneggiatore di piccoli classici musicali come Sparkle, su musiche di Curtis Mayfield, interpretato dal futuro Miami Vice Philip Michael Thomas, da Irene Cara (Flashdance, ovviamente) e Lonette McKee. Se Sparkle oggi è quasi dimenticato, Car Wash – Stazione di servizio è un piccolo classico del filone dei film musicali legata alla musica afroamericana, basti pensare al tema dei Rose Royce. Non si può dire purtroppo la medesima cosa di I’m Magic, la maldestra versione Motown di Il mago di Oz diretto da Sidney Lumet nonostante il cast stellare comprendente Diana Ross e Michael Jackson.

L’ESORDIO registico di Schumacher, che a ben pensare poteva passare per il un fratello maggiore dell’attore britannico Bill Nighy (medesimi lineamenti affilati da cacciatore di taglie), avviene con The Incredible Shrinking Woman, film minuscolo che negli anni ha saputo ritagliarsi un piccolo seguito appassionato (come dimostra l’edizione home video della Shout Factory). Nel 1985, il regista firma il primo dei titoli che segneranno in profondità gli anni 80. St. Elmo’s Fire, presenta in un colpo solo tutti i corpi giovani che costituiranno lo star system degli Eighties: Rob Lowe, Demi Moore, Judd Nelson, Andrew McCarthy, Emilio Estevez e Ally Sheedy. Meglio aveva fatto solo Coppola con I ragazzi della 56esima strada.

Ragazzi perduti, escursione vampirica interpretata da Kiefer Sutherland, è il capitolo centrale di una trilogia adolescenziale che si conclude con Linea mortale, a suo modo un commento non banale sulla generazione perduta delle mille luci dello yuppismo (gli anni erano quelli) intenta a danzare sulla linea sottile che separa la vita e la morte. E a vederli di seguito, questi tre film, pur nelle loro ingenuità datate, restituiscono un senso del tempo abbastanza attendibile sociologicamente.

AUTORE Schumacher non lo è mai stato e di certo non ambiva a tale qualifica. Abilissimo nel confezionare film che toccavano il sentire del tempo, firma Un giorno di ordinaria follia, permettendo a Michael Douglas di offrire una delle sue caratterizzazioni più efficaci, e nel 1995 raccoglie la scomoda eredità di Tim Burton per reinventare le gesta di Batman. Batman Forever e Batman & Robin sono tuttora oggetto di scherno da parte dei fan più integralisticamente nerd (a fare le spese della loro bile è soprattutto la tuta con i capezzoli) ma in fondo si rifanno in maniera evidente alla lezione della serie tv sixties piuttosto che al lugubre manierismo noir di Frank Miller o alla poesia burtoniana.

SCHUMACHER sapeva prendersi anche dei rischi. Flawless – Senza difetti è uno scontro al vertice fra Robert De Niro e Philip Seymour Hoffman; film magari non memorabile ma comunque abbastanza impensabile oggi. Il cliente, tratto da John Grisham, è un thriller funzionale mentre 8mm – Delitto a luci rosse reinventa Hardcore di Paul Schrader senza il tormento religioso di quest’ultimo. In linea con l’assassino, su soggetto di Larry Cohen, resta un divertente esercizio di stile. Joel Schumacher, shooter ultra-professionale che a volte manifestava ambizioni alte, è in fondo una tipologia di regista hollywoodiano scomparsa. E attraverso i suoi film, nel bene e nel male, ci siamo passati tutti. E non fosse che per Car Wash, non si può non ricordarlo con simpatia.