Il Noir in festival attribuisce ogni anno il Raimond Chandler Award a uno scrittore che si sia contraddistinto nel genere a livello internazionale. Il premio se l’era inventato Irene Bignardi nel 1988, all’epoca direttrice del Mystfest, che dopo avere prestigiosamente ottenuto l’autorizzazione dal Raymond Chandler Estate per usare il nome, si era posta il problema dell’oggetto materiale che avrebbe rappresentato il premio. La scelta era caduta sul doblone Brasher, nella realtà una preziosa moneta coniata nel 1787, nella narrativa oggetto di indagine nella terza avventura di Philip Marlowe, La finestra sul vuoto, perché era stata rubata.

E Bignardi l’ha fatta riprodurre, sulla base di una banale fotocopia, quindi con la difficoltà di stabilire dimensioni e spessore, tutto questo perché l’antiquario londinese che ne possedeva un esemplare aveva sdegnosamente concesso solo la possibilità di fotocopiarla. Nel corso degli anni molti sono stati gli scrittori comunque onorati di ricevere questa riproduzione, tra loro Graham Greene, Manuel Vazquez Montalban, Osvaldo Soriano, P.D.James, Ed McBain, Mickey Spillane, John Le Carrè, John Grisham, George Pelecanos, Elmore Leonard, Petros Markaris, Don Winslow, Jeffery Deaver. Quest’anno è Joe Lansdale a ricevere in premio il doblone. Lo scrittore texano folgorato da giovane proprio dalla scrittura di Raymond Chandler, divenuto a sua volta un autore molto amato dai lettori e non solo, perché il lavoro di Lansdale si incrocia spesso con il cinema e la tv.

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Lui stesso dice che questo è naturale perché questa è la sua formazione, unita alla vorace lettura dei fumetti. «Sono cresciuto in una cittadina davvero molto piccola, non c’era neppure una sala cinematografica, i fumetti erano la mia finestra sul mondo, e guardavo la tv negli anni ’50 e primi ‘60, con molta curiosità nei confronti dei film e ne facevano molti. Credo che molte cose che scrivo abbiano un ritmo piuttosto cinematografico. Fumetti e cinema mi hanno portato a raccontare storie, i libri sono arrivati dopo nella mia formazione».

Il texano Lansdale ha un rapporto di simpatia e curiosità per l’Italia e ricorda che qualche anno fa è stato realizzato un documentario dal titolo Other people’s places. Joe R. Lansdale’s Travel Notebooks in Puglia, diretto da Francesco Conversano e Nene Grignaffini «un lavoro interessante, anche sulla taranta, mia è la voce narrante. Un’esperienza positiva perché come clima la Puglia mi ricorda il Texas, non quello desertico che siete abituati a vedere, io vengo dal Texas orientale, lì il paesaggio è più simile a quello della Louisiana, e a parte gli alberi molto diversi, in Puglia mi sembrava di essere a casa, gente calda, accogliente, cordiale, poi ho visto cose che forse neppure molti italiani conoscono».

Scrittore molto prolifico, «scrivo tre ore tutte le mattine, non di più perché poi mi sento spremuto», Lansdale ha lavorato su romanzi, racconti, fumetti, sceneggiature, serie tv, un po’ di tutto. Cold in July è diventato film diretto da Jim Mickle, David Lynch e poi Ridley Scott avevano opzionato il suo romanzo The Big Blow (L’anno dell’uragano) «purtroppo non se n’è fatto nulla, sarei stato curioso» aggiunge.

Lansdale è affezionato alla sua coppia di detective Hap & Leonard, protagonisti di nove romanzi, tra cui Honky Tonk Samurai fresco d’uscita in Italia per Einaudi. «Quando ho scritto il primo romanzo non sapevo sarebbe diventata una serie. Prima ho creato Hap, che mi somiglia molto, poi Leonard si è creato praticamente da solo, somiglia a tante persone che conosco. In effetti io ho amici molto diversi da me per idee politiche. Ho amici fanatici delle armi, io no. Altri sono repubblicani di destra. Io no. Ho amici gay. Io no. Ecco, quando ho cominciato a scrivere non esisteva un eroe poliziesco, un detective che fosse gay, nero e repubblicano, era una novità, l’unico precedente gay era Dave Brandstetter, l’investigatore creato da Joseph Hansen».

Giacchettina di jeans con logo musicale sulla schiena, disponibile e cordiale, Lansdale non nasconde le sue convinzioni politiche. Naturalmente è per il controllo delle armi «nei miei libri si spara perché si tratta di fiction poliziesca, ma nella realtà non amo le armi» e afferma che Donald Trump gli ricorda «Bozo the clown» un personaggio degli anni ’70, convinto che «i media lo cavalcano perché fa notizia, non perché abbia tutto quel seguito e le sue sparate potrebbero danneggiare gli stessi repubblicani». Da parte sua dice «voterò Hillary Clinton perché non ci sarà il mio candidato Bernie Sanders, ma avrei votato ancora per Obama».