C’è il sole a Riace. I raggi illuminano una giornata di festa per gli ultimi, per i bisognosi, per coloro che non hanno un centesimo per curarsi. E da queste parti ci si è sempre presi cura di loro, migranti e autoctoni. Anche quando l’ambulatorio sociale Jimuel è stato chiuso dal nuovo sindaco, Tonino Trifoli, la continuità delle prestazioni sanitarie, gratuite e pubbliche, è stata comunque garantita.

QUESTA È LA MISSION della Riace delle origini, quella di Mimmo Lucano e della Associazione Città Futura. Questa è la ragione di vita del «medico dei poveri» Isidoro Napoli, per tutti Sisì. Oggi è euforico. Perché dopo 4 lunghi mesi riapre il presidio medico. E’ felice per aver finalmente recuperato questo bene comune di tutta la Locride. La nuova giunta aveva ottusamente pensato male di chiuderlo. Credevano, i neoleghisti di Calabria, di far un torto a Lucano. In realtà, lo facevano a tutta la Locride. E anche a loro stessi. «La salute è un bene inalienabile, è un diritto costituzionale che non può venir sacrificato sull’altare di logiche politiche – dice prima dell’inaugurazione ufficiale il dottor Napoli – secondo uno studio del Politecnico di Milano il 15% della popolazione italiana non ha accesso alle cure del servizio sanitario. L’impoverimento crea queste sacche enormi di disagio e di bisogno. La sanità pubblica e gratuita è uno dei pilastri della democrazia come il diritto all’istruzione e il diritto al lavoro. Non possiamo girarci dall’altra parte, l’Italia non può ridursi come gli Stati Uniti dove solo chi è ricco è tutelato. Nonostante le criticità del Ssn, specie di quello calabrese, nel nostro piccolo, noi vogliamo provarci ad invertire la tendenza».

È UN AMBULATORIO sociale perché cura tutti, non solo i migranti. «Anzi in questi anni sono stati molti di più gli abitanti della zona ad essersi rivolti a noi» rimarca Napoli. Qui accorrono da tutte le zone dello Jonio catanzarese e reggino: da Camini, da Monasterace, da Caulonia, da Stignano. Davvero un’eccellenza di solidarietà e mutualismo in una regione dove, denunciano i sindacati di base, nella sanità pubblica vige «la metodologia del disservizio». I livelli di erogazione rimangono molto al di sotto degli standard. Non c’è giorno che non venga denunciata qualche criticità. I pronto soccorso non accolgono i pazienti per mancanza di lettighe, le barelle sono utilizzate impropriamente per effettuare esami urgenti.

NEGLI OSPEDALI PERIFERICI vengono chiusi importanti servizi. A Corigliano da mesi è chiuso il reparto di cardiologia. A pochi chilometri da Riace, a Locri l’ospedale è in fase di smobilitazione. Lo stesso destino per il nosocomio di Castrovillari. La rete dell’emergenza-urgenza mostra i segni indelebili di un malfunzionamento dovuto alle continue riparazioni a cui sono sottoposte le ambulanze con chilometraggi che superano i quattrocentomila. E mentre la sanità pubblica muore, quella privata in Calabria naviga nell’oro. E pretende, insaziabile, altri fondi dallo Stato. Qualche giorno fa i dignitari delle cliniche calabresi hanno chiesto 20 milioni in più alla regione «per garantire la sopravvivenza delle strutture accreditate» dicono. Sono le famiglie della sanità privata: i Citrigno, gli Scorza, i Caroselli, i Garro, i Poggi, i Siclari.
SONO RIUNITE nell’Associazione ospedali privati, presieduta dall’immarcescibile Enzo Paolini. La nuova giunta regionale di destra non rimarrà indifferente a questa richiesta e altro denaro pubblico verrà drenato. Nel mentre, qui a Riace si parla, invece, di sanità per tutti. C’è l’europarlamentare dem Pietro Bartòlo, l’ex presidente della Calabria Mario Oliverio. Oltre a chi fa gli onori di casa, Mimmo Lucano ed Enzo Infantino della fondazione «E’ stato il vento». La sede completamente ristrutturata, e pienamente agibile dopo mesi di lavori che parevano interminabili, avrà tre reparti: pediatria con la dottoressa Trufio, ginecologia con il dottor Muttari e cardiologia con il dottor Commisso.

A SIDERNO UNA PRESTIGIOSA struttura radiologica e diagnostica ha garantito esami e diagnosi gratuiti. «E’ una giornata di rinascita per tutta Riace – spiega Infantino – si respira un’aria di festa, grazie all’impegno del dottor Napoli e alla tenacia ancora una volta di Lucano il cui sogno di una Riace multietnica e solidale è più vivo che mai. Quella di oggi è stata un’apertura simbolica, necessitiamo ancora di risorse. Ma dovevamo dare il segnale di una ripartenza a dispetto della nuova amministrazione leghista che ci ha osteggiato in tutti i modi. La cura degli ultimi qui non si ferma».
RIACE PROVA COSÌ a ripartire dai bisogni degli indigenti. Le botteghe artigiane sono quasi tutte riaperte. Anche il frantoio popolare è attivo e produttivo. Nonostante i decreti Salvini (che hanno tagliato il progetto Sprar) siano ancora pienamente operativi e non siano stati cancellati dal governo». Riace si autorganizza. Sullo Jonio soffia ancora il vento della speranza.