Allergico per sua stessa ammissione al formato del piano trio, il batterista Jim Black si ricrede quando incontra Elias Stemeseder. Al contrabbasso una garanzia, Thomas Morgan, e il disco è semplicemente una meraviglia, ennesima perla di una etichetta, la Intakt, che viaggia sempre su livelli di assoluta eccellenza. Undici tracce dove regna un equilibrio perfetto e folle tra astrazioni , scomposizioni, visioni, ipotesi di una musica densa e tesissima, eppure lievissima. L’incipit spaziale di Astrono Said So col suo hip hop perso in un labirinto dispari mette subito le cose in chiaro: nessuna retorica, nessuno sfoggio di inutili virtuosismi, un senso del groove perennemente in bilico tra scatafascio e rigore, come una meccanismo calibrato al millesimo, lirico e furioso, dove il totale è maggiore della somma delle parti. Brillante il pianismo del giovane austriaco Stemeseder, che a ventinove anni dimostra già una personalità matura, capace di trovare linee articolate e sorprendenti, di nominare mondi. Ciò che stupisce dei pezzi è che suonino come se fossero stati costruiti con cura certosina e invece sono quasi completamente improvvisati.