Jewels. Una cascata di pietre preziose, sospese in una lieve oscillazione, incornicia di luce a goccia la danza. Un capolavoro tripartito firmato nel 1967 da uno dei maggiori coreografi del secolo scorso, George Balanchine. Un viaggio dal romanticismo francese di Gabriel Fauré (Emeralds) al dinamismo rapsodico del Capriccio per piano e orchestra di Stravinsky (Rubies) fino alla maestosità della Terza Sinfonia di Ciajkovsky, distesa in una trasparenza scintillante (Diamonds).

Alla Scala fino al 24 marzo, con il Corpo di Ballo e l’Orchestra del Teatro diretta da Paul Connelly, Jewels ci appare oggi come uno stato della mente irraggiungibile, un sogno di bellezza e di armonia non concesso fuori dal teatro. Regala maestria di linee, sfumature di stile, un incanto ultraterreno e un pensiero autonomo del femminile. Ma in queste settimane ghiacciate dai venti di guerra, Jewels ci sospinge altrove, dentro la storia di Georgij Melitonovi Balanivadze, georgiano, del 1904, diplomato alla Scuola di Ballo degli ex Teatri Imperiali nel 1921 a Pietrogrado, lasciata tre anni dopo durante una tournée all’estero con i Danzatori dello Stato sovietico.

RIMASE in Occidente con i Balletti Russi di Diaghilev, che gli consigliò di cambiare il nome in George Balanchine, poi, dal 1933, si trasferì a New York. Con lui il balletto si fece neoclassico, una danza di puro movimento che rivitalizzò con modernità e asciuttezza in America e prima in Europa la tradizione russa della formazione. Ci furono poi gli anni della Guerra Fredda, delle fughe dalla patria russa di Nureyev, Makarova e Baryshnikov, storie che sembravano ormai appartenere alla letteratura del passato. E invece no. Si ricomincia a fuggire per la guerra.

SE NE SONO andati dalla Russia Jacopo Tissi, prima étoile italiana al mondo del Bolshoi, Xander Parish, venuto via dal Mariinskij, Laurent Hilaire, che ha lasciato la direzione dello Stanislavsky di Mosca. Tra le scelte più clamorose quella della russa Olga Smirnova, che ha abbandonato pochi giorni fa il Bolshoi per il Balletto Nazionale Olandese. La sua presenza è annunciata alla Scala per il 9 aprile nel Gala Fracci dove è attesa anche Svetlana Zakharova. Di lei, di origine ucraina, che per qualche tempo sedette nella Duma, non si sa più nulla. Intanto Baryshnikov, che tanto lavorò con Balanchine, ha affidato la sua condanna alla guerra di Putin a una lettera su Le Figaro.