Tutto è partito da una storia vera: le foto pubblicate dal New York Times del presidente dell’Estonia che mette la benzina in piccolo pullman, sul quale sta attraversando i Balcani col suo entourage. Lo racconta Jessica Woodworth – co-regista di Un re allo sbando insieme a Peter Brosens. – in occasione della presentazione a Roma del film visto quest’anno nella sezione Orizzonti del Festival di Venezia e distribuito nelle sale italiane da Officine Ubu a partire dal 9 gennaio – con delle anteprime in alcune città il giorno precedente.

«Il presidente dell’Estonia – spiega Woodworth – non poteva lasciare Istanbul a causa del blocco dei voli seguito all’eruzione del vulcano islandese Eyjafjöll nel 2010».
È da quell’inconveniente che trae ispirazione Un re allo sbando, con protagonista l’immaginario re belga Nicolas III che – durante un soggiorno in Turchia – riceve la notizia della secessione della Vallonia, e si imbarca con il suo entourage in un road trip attraverso i Balcani per poter tornare a casa, nella speranza di risolvere la crisi in corso. Diretto verso il cuore dell’Unione Europea partendo dalla sua periferia – Istanbul, osserva Woodworth «è il punto d’incontro tra Europa e Asia» – il re dei belgi (King of the Belgians è il titolo originale) attraversa confini, drammi e situazioni che, virati in commedia, sono metafora della crisi attraversata dall’Europa stessa. «Durante il montaggio – racconta infatti la regista – c’è stata la Brexit, assistevamo alla crisi dei rifugiati, e ne siamo stati influenzati».

Ma Woodworth e Brosens non volevano fare un film politico: anche se nella commedia – che lei definisce un «falso documentario» perché visto dalla prospettiva di un giornalista che riprende il viaggio – gli elementi politici sono molti: «La nostra scelta è stata di restare sempre vicini al personaggio del re, raccontato in chiave umanista».
Insieme la coppia di registi aveva già girato dei film «molto più cupi» come La quinta stagione, anch’esso presentato a Venezia nel concorso del 2012.

Il genere commedia è stato però scelto, spiega Woodworth, proprio per la tragicità dei tempi in cui viviamo. « L’Europa, come il resto del mondo, è allo sbando: entriamo in un’epoca molto pericolosa. Specialmente con Trump: una vera disgrazia», dice la regista. «In quanto filmmaker la nostra arma principale è proprio la commedia, la satira».
Al momento lei e Brosens stanno lavorando a un sequel di Un re allo sbando, e anche in quel caso lo «sfondo» del film lo fornirà l’attualità: «Al centro della storia ci sarà l’ascesa dell’estrema destra».