Remothered: Tormented Father si è rivelato un vero e proprio miracolo: un prodotto videoludico italiano capace di concorrere con i grandi colossi tripla A stranieri, dai Resident Evil Capcom ai mai scordati Silent Hill Konami. In più Remothered: Tormented Father è riuscito nel difficile intendo di fare paura senza ricorrere ai facili jumpscare da horror Blumhouse: l’angoscia e la tensione erano radicati in una storia ben scritta e accattivate, impreziosita da scenari disegnati con fantasia e da cattivi bizzarri e ottimamente delineati. Merito di Chris Darril, al secolo Mario Christopher Darril Valenti, catanese, classe 1989, con più di un occhio, in fase creativa, a Clock Tower (Kurokku Tawa), survival horror punta e clicca del 1996 per ps1, PC e Supernes.

A questo modello, in maniera ancora maggiore e evidente, si affaccia Remothered: Broken Porcelain, seguito/prequel incentrato stavolta sulla sfortunata Jennifer, adolescente oggetto di rabbia omicida da parte di amiche, insegnanti e strani energumeni dotati di grosse forbici. Lo scenario, ancora più suggestivo del precedente capitolo, fa la parte del leone: un vecchio albergo, l’Ashmann Inn, situato alle pendici dell’Etna, isolato dal mondo, labirintico e claustrofobico, terreno di caccia per le nostre nemesi videoludiche, spietate, instancabili e feroci. Stavolta la storia si ambienta nel 1973 con un abile gioco cinematografico tra il presente e il futuro, con prolessi che ci riportano alla storia interrotta di Tormented Father e alle indagini di Rosemary Reed, uno sviluppo narrativo questo con non pochi tributi verso la saga di Hannibal Lecter di Thomas Harris. Come già il modello Clock Tower, Remothered: Broken Porcelain omaggia, a cominciare dalla fragile Jennifer, Dario Argento e il suo lirico, spietato e favolistico Phenomena, uno dei capolavori, con Suspiria, del regista romano. La critica italiana e straniera è stata feroce stavolta verso quest’opera del geniale Chris Darril usando parole feroci e incattivite per le recensioni uscite: «Gioco rotto», «Un disastro inaspettato», «La fiera del bug» o «Un seguito non al livello del primo».

Giudizi ingiusti? In parte. È indubbio che Remothered: Broken Porcelain sia stato rilasciato troppo velocemente, senza controllare i probabili errori dietro l’angolo, di grafica, di giocabilità, alcuni così gravi da inficiare, durante il Day one, l’esperienza videoludica. È anche vero però che la Stormind Game di Darril si è affrettata subito, settimana dopo settimana, a correggere e limare quello che non era stato fatto all’inizio; si può dire quindi che, ad oggi, Remothered: Broken Porcelain sia il gran gioco che sarebbe dovuto uscire mesi fa al lancio. D’altronde siamo davanti ad un videogame eccezionale, forse il miglior gioco horror dai tempi di Resident Evil 7: Biohazard e Outlast 2, sicuramente il più classico come impianto ma anche il più coinvolgente.

Bellissimo graficamente, difficile nel gameplay penalizzante, a tratti frustrante, con scelte morali che avranno conseguenze nella probabile terza parte e una nota di lirico e tenero romanticismo omosessuale, Remothered: Broken Porcelain è a suo modo un classico moderno, un punto mai raggiunto di eccellenza videoludica italiana, capace di superare in efficacia i risultati eccelsi del primo capitolo, un modo di fare arte con i giochi che ci riporta alla preistoria della ps1. A questo aggiungiamo che la saga, il 29 Gennaio, si è ampliata con un nuovo tassello della storia, Broken Porcelain, Remothered: A lamb to the slaughter – Book 1, sbarcato su Steam e inaspettatamente rivelatasi una graphic novel che colma il vuoto narrativo tra il primo e il secondo capitolo.

La storia, scritta dallo stesso Chris Darril con l’apporto di Simon Birks e le efficaci illustrazioni di Willi Roberts dell’etichetta Blue Fox Comics, formerà, a detta dei suoi autori, «la prima parte di una vera Director’s Cut», svelando alcuni dei misteri insoluti della vicenda, in particolare quelli sulla terribile Suora Rossa. Anche questo ovviamente è un prodotto imperdibile.