Se esistesse un pantheon di madri dell’Europa sicuramente Jella Lepman ne farebbe parte: un’ebrea tedesca accentratrice ed egocentrica. Un’agitatrice e tessitrice della cultura di cui oggi si legge nuovamente la storia nell’autobiografia ripubblicata da Sinnos recuperando il titolo originale dell’edizione tedesca: Un ponte di libri, tradotto e curato da Anna Patrucco Becchi – 204 pagine che si leggono come un romanzo di avventura e destinato insieme ad adulti e giovani lettori.

NEL DOPOGUERRA Lepman torna in Germania – dalla quale era fuggita perché ebrea – inquadrata nell’esercito americano come «consulente particolare per i bisogni delle donne e dei bambini». «Sentivo ripetere sempre lo stesso ritornello – afferma – ’L’incubo è passato, tornerà tutto come un tempo!’. Com’era semplice, no? Ieri era ieri ed oggi è oggi. Si restava basiti». «Un uragano aveva infuriato – prosegue – erano morte milioni di persone e milioni di persone avevano perso la propria patria, le frontiere nazionali erano crollate, le città erano andate in fiamme, cultura e civiltà erano divenuti concetti alquanto discutibili. E i sopravvissuti desideravano soltanto che tutto tornasse come prima!». Ma queste osservazioni erano solo un punto di partenza perché se i pacchi dono di vestiti e cibo erano necessari altrettanta importanza andava attribuita al ’cibo per la mente’. Qui e là si ravvisavano timidi accenni, ma mancava un progetto chiaro (…) E il virus nazista – come poteva essere altrimenti? – non era stato affatto debellato. Non c’erano insomma abbastanza persone rette che avessero superato quell’orrore senza perdere la propria dignità e che fossero ora disposte ad assumere la direzione del paese».
Jella Lepman ripartì da un’intuizione semplice e geniale: si trattava di offrire ai bambini tedeschi la possibilità di leggere. Non più i libri pubblicati durante gli anni del totalitarismo nazista e del cittadino-soldato del Reich. «Dopo che la letteratura giovanile di epoca hitleriana è stata tolta dalla circolazione – scrive Lepman – in Germania i bambini sono rimasti praticamente senza più libri. Anche gli educatori e gli editori hanno bisogno di libri provenienti dal mondo libero per orientarsi. I bambini non hanno colpa di questa guerra, pertanto i Suoi libri saranno i primi messaggeri di pace!… Per superare le barriere linguistiche, La preghiamo di inviarci soprattutto albi e libri illustrati».

COSÌ, NELLA GERMANIA distrutta, la prima mostra internazionale è quella dedicata alla letteratura per l’infanzia inaugurata nel 1946 a Monaco e che fece poi il giro di tutto il paese.
Da quel nucleo è nata, sempre a Monaco, la biblioteca per ragazzi più grande del mondo. Oggi una rassegna bibliografica con fotografie d’archivio e una quarantina dei titoli che fecero parte della Prima Mostra Internazionale viaggia per una trentina di biblioteche civiche di tutta Italia. Un impegno che Ibby (attivo anche da noi) prosegue perché, come spiega Della Passarelli della Sinnos: «Mai come oggi è fondamentale sostenere e difendere i libri per ragazzi, significa dar loro la possibilità di riflettere, concentrarsi, pensare e pretendere tempo».