Cosa succederebbe se le visioni e i convincimenti morbosi di uno schizofrenico fossero realtà? E se altrettanto veri fossero i dogmi di una setta religiosa di fanatici? Il nuovo film di Jeff Nichols – Midnight Special – ci porta su un terreno non dissimile da quello del suo lavoro del 2011 vincitore della Semaine de la critique a Cannes: Take Shelter. Oltre al protagonista – Michael Shannon – ad accomunarli c’è anche quello che sembra essere l’assunto di partenza dei suoi film: capovolgere la normale e razionale interpretazione della realtà, o almeno restare in bilico tra quella che i più considerano follia e l’effettivo sprofondamento nel soprannaturale. Con Midnight Special, però, il confine che rimaneva intatto in Take Shelter -a metà tra l’horror e il dramma psicologico di un uomo che viene sopraffatto dalle sue psicosi – viene definitivamente attraversato: il piccolo Alton, «oracolo» di una setta che si chiama il Ranch, è davvero un essere dell’altro mondo. Il padre Roy lo sottrae dalle grinfie dei religiosi e sfida qualunque pericolo per portarlo ad un «appuntamento» non dissimile da quello che aveva il piccolo E.T. con i suoi simili alla fine del film di Spielberg.

«E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo e Starman di John Carpenter sono state le mie ispirazioni per Midnight Special», dice infatti Nichols. «Sono i film con cui sono cresciuto, e ho sempre adorato la sensazione che creavano in me – in particolare il senso di mistero e al contempo di meraviglia a cui Spielberg è così bravo a dare forma – ed è ciò che ho provato a ricreare». Il film scorre così su due binari paralleli, la science fiction e la relazione di un padre con suo figlio: «per me – spiega il regista – l’aspetto più interessante e importante era quello personale, umano». Midnight Special, a sentire Nichols, sembra infatti nato sulla scia di un sentimento affine a quello che animava, anche se in modo diversissimo, La stanza del figlio di Moretti: esorcizzare il terrore di ciò che per un padre è impossibile controllare, di quello che può accadere proprio alla persona più amata.

«Ho un figlio di un anno e comincio adesso a realizzare cosa significhi essere un padre, e in particolare a sentire la responsabilità e il timore che qualcosa gli possa succedere. Volevo fare un film proprio su questo». Alla fine, però, è la madre del piccolo Alton (Kirsten Stewart) a condurlo al «rendez vous»: «È lei a rendersi conto di quello che potrebbe accadere al bambino – spiega Nichols – e non credo che Roy sarebbe stato capace di fare ciò che lei fa alla fine. Io mi concentro su ciò che conosco, che è il sentimento paterno, ma penso che in ogni coppia ci siano cose che solo una madre riesce a fare».

Un altro riferimento che confluisce in Midnight Special, continua il regista, è quello del «chase movie», il film d’inseguimento: l’aspetto più propriamente thriller per cui la famiglia è braccata sia dagli scagnozzi della setta che da tutte le agenzie poliziesche americane, dalla CIA all’FBI fino alla tanto discussa NSA. Ci si muove quindi ancora una volta liberamente fra generi, in «una combinazione di diverse narrative» con le parole dell’autore. Che ha seguito una sola regola: «rimuovere il più informazioni possibile. Per esempio nessun personaggio parla mai di qualcosa che già sa, non vengono date spiegazioni. E chi viene lasciato indietro dalla storia, anche se è una figura importante, non riappare più». Forse anche per questo, come osserva Michael Shannon, «i personaggi e gli spettatori si pongono gli stessi interrogativi».