Nel 1961 la vocalist afroamericana Jeanne Lee e il pianista bianco Ran Blake incidono un album per la RCA, che, intestato ad entrambi, viene intitolato The Newest Sound Around. Nel disco c’è davvero molto di nuovo: la formula del duo voce/pianoforte già di per sé è senz’altro irrituale per il jazz dell’epoca, inoltre lo stile di Blake è estremamente personale e il modo di Lee di affrontare i brani, in buona parte degli standard, per esempio Laura, Lover Man, Summertime, è decisamente non convenzionale. Degli standard «trattati in una maniera piuttosto non standard», scrive nelle sue note di copertina estremamente elogiative Gunther Schuller. Il risultato non è solo originale: è sublime. Ma il duo negli Stati uniti non trova ingaggi. Viene invece in Europa nel ’63 e nel ’66, e a Stoccolma incide un nuovo album, che però poi l’etichetta a cui era destinato non pubblica e che uscirà solo nel ’95. Ignorato in patria, il duo si ferma nel ’67.

NON TUTTO il male viene per nuocere: Jeanne Lee si trattiene in Europa, si inserisce nel free e diventa la vocalist per eccellenza del jazz d’avanguardia (e, mancata nel 2000, rimane ad oggi la più importante e innovativa fra le cantanti di jazz emerse dagli anni sessanta). Poi Lee e Blake si incontrano un’ultima volta in studio di incisione più di vent’anni dopo. Fino ad ora il loro duo era testimoniato da poco più di una ventina di brani degli anni sessanta e da meno di una decina dell’89. Ma adesso un Cd doppio, intitolato – giocando sul titolo del loro debutto di culto – The Newest Sound You Never Heard (a-side records), aggiunge un’altra trentina di brani, registrati nel ’66-67 dalla radiotelevisione belga.

LA COMBINAZIONE fra il pianismo di Blake e la vocalità di Jeanne Lee è unica, e tutto di questo duo è prezioso. Facendo tesoro della sua confidenza con la musica classico-contemporanea, Blake stupisce con la sua formidabile capacità di sfuggire a qualsiasi ovvietà. Jeanne Lee è incantevole nella serenità con cui non si sorprende delle più ardite soluzioni del suo partner, e le bilancia con la sua dolcezza rassicurante: affascinano il timbro scuro e la freschezza giovanile della sua voce – temperata però da qualcosa di velato e leggermente malinconico. C’è nel duo una seducente sensibilità da cool jazz anni cinquanta ma proiettata verso nuovi orizzonti. Oltre a consentire di confrontare alcune interpretazioni – bellissimo un Night and Day ancora più rallentato e dilatato e col piano più calmo rispetto a quello compresa nell’album di Stoccolma – gli inediti regalano l’impagabile felicità di poter ascoltare Lee e Blake in brani di cui non si avevano loro versioni: Retribution, con testo di Abbey Lincoln, per Jeanne Lee grande ispirazione come cantante e artista impegnata, un magnifico On Green Dolphin Street, e ancora Caravan, Night in Tunisia, My Favorite Things, uno splendido Lonely Woman, e un Billie’s Blues cantato da Jeanne Lee da sola. Non resta che sperare in altri inediti.