Torna in libreria, dopo quattro decenni dalla sua pubblicazione, Jazz inchiesta: Italia. Il jazz degli anni ‘70 di Enrico Cogno (Arcana jazz, pp.238, euro 22; postfazione e discografia a cura di Roberto Arcuri).

 

 

La casa editrice romana, oltre a numerosi nuovi studi, sta perseguendo la riedizione di testi – ormai fuori catalogo – che hanno segnato il panorama culturale legato al jazz e che meritano di costituire una solida bibliografia, utile per ricostruire il passato e leggere il presente nella loro complessità. Così al libro di Carola De Scipio su Massimo Urbani e a quello di Marcello Piras, con la ristampa delle analisi musicali uscite su «Musica Jazz» dagli anni Ottanta, si unisce Jazz inchiesta: Italia di Cogno, ripubblicato non come «modernariato» ma valorizzando l’originale e dirompente forza culturale e giornalistica del 1971.

 

 

È l’autore stesso (docente universitario ed esperto di processi comunicativi) in un’articolata prefazione («Quarantaquattro anni dopo») a ricostruire la genesi e lo sviluppo del testo in anni di fermento della società italiana dopo il 1968, tra Torino e Roma, all’incrocio tra generi di scrittura ma su una solida base di inchiesta e molte interviste a musicisti, critici, alla gente per strada.

 

 

Cogno si pose come «cronista creativo, non come critico musicale. Quindi testimone e non giudice» (p.9). In più volle «produrre un libro che non fosse solo un insieme di interviste, ma anche un ’oggetto che avesse swing’, con immagini e parole che riprendessero l’atmosfera di un blues» (p.9).
Ecco che entrarono nel progetto Ennio Tamburi (art director) o Umberto Santucci (fotografo) che, insieme all’autore, si buttarono «sul menabò del testo, trattandolo più come uno storyboard che come un libro» (p.10): venne realizzata (con Charly Junod) una serie di foto in cui ad un certo numero di oggetti si accostavano gli strumenti del jazz per visualizzare – attraverso la metonimia – il jazz italiano.

 

 

Tra scatti fotografici e testo, montati in modo inconsueto e vicino all’arte contemporanea, il Jazz inchiesta: Italia edito nel 1971 da cappelli era un potente strumento comunicativo che la riedizione di arcana riproduce in parte.
I testi sono integralmente pubblicati, c’è una quota di narrazione iconografica ma scompare la magia del montaggio.
Del resto, come detto, non è un’operazione di «modernariato» e rendono il volume importante la postfazione e la discografia a cura di Roberto Arcuri. Attraverso entrambe Arcuri ricostruisce il contesto socio-culturale-jazzistico in cui nacque il libro di Cogno, ponendo in luce la novità del testo e la sua capacità di leggere i tempi, di scendere in strada, di parlare con le persone, di rompere con gli accademismi, di ritrarre mettendosi in gioco. Una lezione valida per l’oggi, in un’Italia profondamente mutata che avrebbe bisogno di una «inchiesta sui generis» come quella che ebbe il coraggio di realizzare Enrico Cogno.