Il soffio energico di Gerry Mulligan con barba e capelli lunghi di un giallo vivido irreale, scompigliati dalla tensione emotiva, quasi prolungati nel magnifico sax baritono, color giallo pallido, compagno di tante scorribande, persino col coro di monaci tibetani. È la copertina di Jazz Frames, il coloratissimo volume di ritratti ad acquarello (144 pagine, Skira, 30 euro) di Severino Salvemini, economista e professore dell’Università Bocconi di Milano, con la passione per la più volatile delle arti, già sconfinatore in altri ambiti con le sue appassionanti gouaches.
Oltre cento i musicisti scelti (da Marshall Allen a Jose Zawinul, solo il geniale pianista Bill Evans è raffigurato due volte), i suoi preferiti tra swing, cool e free, senza disdegnare alcuni assi inclassificabili (Paolo Conte con la testa «sorta» dello chansonnier, uno smagliante Renato Carosone al volante dell’auto, un burattinesco Elvis Costello).

IN GENERALE i magnifici dipinti, dalle tinte dolci rese meravigliosamente, sono rielaborazioni di foto piuttosto note, anche se il frame, l’inquadratura ha un taglio particolare, con ombre e luci protagoniste, ad esempio lo scatenato batterista Ralph Peterson quasi nascosto dietro il piatto metallico gigantesco della sua batteria o le mani, una orizzontale l’altra verticale, sulla tastiera della dea col caschetto Carla Bley o il black power di Miles Davis, occhiali da sole neri a specchio e tromba rossa, un ricamato ghirigoro dell’anima.
Il tentativo di controllare razionalmente una materia incandescente, anarchica e inafferrabile, la presenza alle tante amate esibizioni, quei gesti che parlano e raccontano uno stile, una forza espressiva, un distillato d’ambiente. In qualche modo l’autore prova a fermare sulla carta, con la morbidezza agglutinante delle tempere, gli alfieri di una musica imperfetta, un po’ sghemba e sporca, soprattutto quell’attimo speciale che ti dà il brivido, ti fa venire la pelle d’oca, ti obbliga a reagire fisicamente all’onda d’emozione diffusa. Che può essere l’enfasi vocale di Maria Pia De Vito o l’astratta compostezza lirica di Luca Flores, anima tormentata che finirà nell’abisso.

Gli acquerelli del libro saranno anche in mostra al festival Gezziamoci di Matera, previsto per fine agosto. E anche in vendita, con ricavato devoluto a una ong di solidarietà per le famiglie.