Si è concluso domenica 25 il Todays Festival che per tre giorni ha portato in Barriera di Milano, zona meticcia di Torino Nord a cui i progetti comunali di riqualificazione prestano particolare attenzione, un calendario di concerti con diverse date uniche italiane tra cui Bob Mould (ex Hüsker Dü), l’irlandese Hozier (giunto alla notorietà con il singolo Take me to church) e Jarvis Cocker, ex cantante dei Pulp, con il suo nuovo progetto esclusivamente live dal nome “Jarv is…”. Giunto alla sua quinta edizione, il festival diretto da Gianluca Gozzi conferma la sua linea artistica con un astuto cocktail di indie rock ed elettronica da tutto il mondo a base di stelle in ascesa quali il tedesco Nils Frahm o il francese Adam Naas e leggende della musica anni ’80-’90 non mainstream capaci di tenere testa al tempo e rinnovarsi come JJ Jeczalik e Gary Langan degli Art of noise.

Johnny Marr

DOMENICA è stato il giorno di due pesi massimi della scena brit: Jarvis Cocker e Johnny Marr, quest’ultimo ex chitarrista degli Smiths che dopo la rottura con Morrissey e soci ha avuto un’ottima carriera solista e in altri progetti (tra tutti gli Electronic). Già alle quattro del pomeriggio, nell’area del festival, si aggiravano in cerca di frescura piccoli gruppi di fan con le t-shirt “Johnny fucking Marr” mentre poco lontano dal main stage, sotto una tettoia nell’area ex-industriale del Parco Peccei, si esibivano con furore gli Sleaford Mods del frontman Jason Williamson grondante di sudore ma imperterrito nelle sue invettive dense di rabbia working class. In serata, dopo l’electro dance degli australiani Parcels e l’indie pop vanitoso dei belgi Balthazar, Marr è salito sul palco: fisico asciutto, camicia a fiori e un pennacchio di capelli bianchi nella zazzera nera. Con la sua chitarra cristallina, Marr ha aperto il concerto suonando l’ultimo singolo Armatopia seguito da una scaletta di brani tratti dagli ultimi album Call the comet e Playland, un paio di canzoni degli Electronic (Get the message e quel Getting away with it in cui riecheggiano i migliori Psychedelic Furs), la cover di I feel you dei Depeche mode e alcuni grandi classici degli Smiths. Cocker è poi entrato in scena mentre nella semioscurità le casse diffondevano una versione languida di Heart of glass di Blondie e brandendo un piccolo specchio ha iniziato la sua caratteristica danza ancheggiante.

COCKER ha proposto con i sodali del progetto “Jarv is…” una serie di brani un po’ astrusi e, eccetto il singolo Must I evolve e His ‘n’ hers dei Pulp, noti solo a chi abbia assistito ad altri live. Ormai mito e performer più che semplice musicista, Cocker recita anche la parte del santone chiedendo ad alcuni spettatori di cosa abbiano paura e rispondendo con autoironica saggezza spiccia. Non risparmia poi allusioni alla politica sia quando dialoga con il pubblico (“è un momento difficile per tutti, noi abbiamo al governo quella cosa bionda”) sia nei testi (I can resist gentrification, but I can’t resist temptations); d’altronde, lo ribadisce una delle sue canzoni, Cunts are still running the world.