Il premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker 2014 è stato assegnato, dopo registi del calibro di Takeshi Kitano, Abbas Kiarostami e Spike Lee, allo statunitense James Franco, sbarcato al Lido con The Sound and the Fury, fuori concorso, da lui stesso interpretato e diretto. Il direttore della mostra, Alberto Barbera, ha definito il versatile attore regista che un’inarrestabile «fabbrica dell’immaginario culturale» che sa «trasformare la verve onnivora in ipotesi di performance art totale, alla cui base ci sono grande curiosità e intelligenza». Sul red carpet ha spiazzato tutti, presentandosi accompagnato da numerose comparse, tutte rigorosamente vestite in stile anni sessanta, per girare una scena del nuovo film Zeroville.

Franco vi interpreta un appassionato di cinema, e a questo personaggio deve il nuovo look: testa rasata, tatuaggio sulla nuca, baffi sottili, abito completo anni ’60.

Sbalordite inizialmente, i (o meglio le sue) fan presenti in massa fanno tutto per rendere onore oltre che al loro idolo anche al titolo del film che sarebbe passato poco dopo in sala, urlando e gridando a squarciagola. L’urlo e le grida si chiama infatti in italiano il romanzo di William Faulkner a cui si ispira questa saga sul declino di una famiglia nel Sud degli Usa, che al contempo sta per la piccola borghesia al tramonto nel periodo della Depressione (il libro era uscito nel 1929), protagonisti i tre fratelli, uno muto ritardato (il ruolo di James Franco), uno gay e l’altro gelido arrivista, le loro vite ruotano intorno alla figura della sorella minore Caddy