17 ballerini per una compagnia concepita come un nucleo sociale, un terreno di gioco in cui fiorire per realizzarsi come artisti e essere umani. È questa la visione che anima la Dresden Frankfurt Dance Company secondo il suo neo direttore Jacopo Godani, italiano originario di La Spezia, una fulgida carriera internazionale iniziata negli anni Ottanta, che lo ha visto studiare al Mudra di Béjart, firmare coreografie per miriadi di compagnie tra cui il Royal Ballet di Londra, il Corpo di Ballo della Scala, il Nederlands Dans Theater, Aterballetto, Cedar Lake Contemporary Ballet, nonché danzare dal 1991 al 2000 nel Frankfurt Ballet di William Forsythe.

Jacopo Godani, foto di Rahi Reznavi

Dalla stagione 2015/2016 è alla testa della Dresden Frankfurt Dance Company, che fu di Forsythe: in realtà ora una nuova compagnia, formata da un organico riformulato con giovanissimi danzatori. Grintoso ensemble, che ha chiuso con successo la stagione di danza dei Teatri di Reggio Emilia al Valli con un trittico segnato dal graffio energico del suo direttore. «Lavoro su una base di movimento classica» spiega Godani, «mi interessa mantenere i parametri di una danza tecnica, piena, generosa nel movimento, ma non per questo non contemporanea: il mio lavoro parla dell’oggi, esplora le possibilità fisiche e mentali dei miei danzatori e sono fiero di avere intorno a me persone giovanissime che si mettono in discussione, che vedono la critica come mezzo di evoluzione. La nostra non è una struttura gerarchica, ma un nucleo sociale in cui ogni elemento contribuisce alla crescita, i ballerini si occupano direttamente di più aspetti, anche organizzativi, chi viene dalla danza ha un senso della disciplina del lavoro molto forte, sa come applicare una metodologia professionale alla consegna di qualsiasi risultato. Voglio che i miei danzatori siano intolleranti alla mediocrità, gli artisti hanno il dovere di far sentire la loro voce, devono puntare a essere un’ispirazione».

Dal trittico firmato da Godani sprizza in effetti una battagliera energia di avventura: la percepiamo nei due focosi pezzi di gruppo, Metamorphers sul quartetto n. 4 di Bartók, eseguito dal vivo a Reggio da Ensemble Modern, e Moto Perpetuo su musica elettronica dei 48nord, e nel più lirico Echoes from a restless soul su musica di Ravel eseguita al pianoforte da Svjatoslav Korolev: splendido quartetto astratto eppure sentimentale nella qualità sospesa delle linee lavoratissime in cui svetta anche la giovane ballerina italiana Zoe Lenzi.