«Jabil ha deciso di revocare i 190 licenziamenti dello stabilimento casertano di Marcianise»: l’annuncio è arrivato via social ieri pomeriggio dalla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, dopo circa 7 ore di trattative con il management dell’azienda. «È stato scongiurato un dramma sociale», il commento dei sindacati.

Due settimane fa sono state recapitate le prime lettere di licenziamento: la multinazionale Usa aveva messo il turbo all’iter, decidendo di ignorare persino le disposizioni per la pandemia, che hanno bloccato le procedure di uscita per i dipendenti fino al 17 agosto. La scorsa settimana una nota dell’azienda comunicava la rottura del tavolo di trattative insistendo «i licenziamenti sono legittimi», nonostante Catalfo e la sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, avessero chiarito che si stavano violando le leggi italiane e le disposizioni europee. Lo stesso titolare del Mise, Stefano Patuanelli, era sbottato: «Possiamo attivare strumenti per facilitare Jabil ma non ci può essere l’atteggiamento arrogante che si è visto fino a ora».

Il governo rischiava di rimetterci la faccia così è stata attivata la diplomazia per arrivare a una soluzione condivisa: 5 ulteriori settimane di cassa integrazione, previste dai decreti anti Covid-19, per trovare una collocazione agli esuberi in differenti realtà produttive. Il primo è stato il ritiro immediato dei licenziamenti: i 190 da indirizzare in altre aziende non saranno necessariamente quelli che hanno ricevuto le lettere ma verranno individuati su base volontaria tra tutti i 540 dipendenti. Resta da risolvere, in un lasso di tempo breve, lo scoglio più grande: trovare imprenditori che assicurino la continuità produttiva e non soluzioni che, successivamente, portino a nuovi esuberi. «Continuerò a seguire la questione» ha assicurato Catalfo, ma la questione adesso investirà soprattutto il Mise e l’assessorato regionale al Lavoro.

L’accordo prevede che, entro le prime due settimane, i lavoratori formalizzino la volontà di essere ricollocati o accettino l’esodo volontario: nel primo caso l’impresa che si fa avanti riceverà da Jabil un bonus di 30mila euro, che andranno invece al dipendente nel secondo caso. Se a fine giugno non fosse stato raggiunto un numero sufficiente di adesioni si potranno attivare altre misure come il Fondo nuove competenze o il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali. Alla scadenza del periodo di divieto di licenziamento (17 agosto), «Jabil si riserva di aprire nel più breve tempo possibile una nuova procedura di riduzione del personale in esubero, al termine della quale procederà comunque alla risoluzione dei rapporti di lavoro». Infine, se nei prossimi mesi si dovessero registrare flessioni nei volumi produttivi, si aprirà un a nuova trattativa per il sito di Marcianise.

L’attenzione adesso si sposta sulla possibilità di rendere attrattivo il tessuto industriale casertano, falcidiato dalle dismissioni. «Il percorso di ricollocazione verso altre aziende deve passare attraverso opportunità di lavoro certe e stabili» il commento della Fim con Raffaele Apetino e Nicodemo Lanzetta. «L’accordo prevede che i lavoratori che saranno ricollocati conserveranno le stesse condizioni economiche e giuridiche maturate in Jabil», ha sottolineato Fabio Palmieri per la Fiom. È ancora la Fiom con Nicola Ricci, Massimiliano Guglielmi e Francesco Percuoco a spiegare: «Chiediamo che i progetti delle aziende che si fanno avanti vengano verificati dal Mise perché i lavoratori vogliono garanzie sul loro futuro. È anche fondamentale chiarire cosa ne sarà dei 350 ancora in forza a Marcianise. Serve una prospettiva di sviluppo».