«Nella foto possiamo osservare un caso di estrema somiglianza: uno è un criminale senza scrupoli. L’altro è Cesare Battisti». Il post su Facebook è stato cancellato dopo poche ore, ma sempre troppo tardi per Paola Perinetto, dal 2018 Garante dei detenuti (ormai ex) del Comune di Ivrea, che aveva affiancato la foto del premier Mario Draghi a quella dell’ex terrorista del gruppo Proletari Armati per il Comunismo. E aveva paragonato la piazza di Trieste alla «Tienanmen italiana».

Su tutte le voci di condanna, si è levata più autorevole quella del Garante nazionale Mauro Palma che – non avendo funzioni di coordinamento sulle diramazioni regionali e locali – ha potuto solo chiedere «che il Sindaco e il Consiglio comunale di Ivrea valutino la rimozione della Garante dall’incarico ricoperto», dato «l’inqualificabile parallelo da lei proposto e le valutazioni espresse». Immediata la risposta del sindaco di Ivrea, Stefano Sertoli, che ieri sera ha convocato urgentemente i capigruppo con l’intenzione di rimuovere Perinetto dal suo incarico. Anche se, ha spiegato il sindaco, «lunedì l’ultima parola spetterà al Consiglio comunale».

Il fotomontaggio con le due facce, effettivamente molto somiglianti, è diventato subito virale nella bolla dei No vax a cui appartiene Perinetto, benestante signora di mezz’età che sulla sua pagina Facebook invoca spesso Dio e cita Osho, è «molto attiva con la Caritas e altre associazioni caritatevoli del territorio e – spiega il Garante regionale del Piemonte, Bruno Mellano – non avendo altri incarichi lavorativi, si è sempre dimostrata molto disponibile a passare gran parte del proprio tempo nel carcere di Ivrea e a farsi portatrice delle istanze dei detenuti». Motivo per il quale è stata eletta in quel ruolo dal consiglio comunale. E anche con qualche buon risultato: per esempio qualche tempo fa riuscì, insieme all’associazione Antigone e al suo predecessore, Armando Michelizza, a far riaprire il caso sui presunti maltrattamenti ai danni dei detenuti da parte di alcuni agenti della casa circondariale eporediese. Fatti accaduti tra il 2015 e il 2016.

Ma del post di Paola Perinetto colpisce non tanto la solita tracotante verve dei No vax, e neppure più di tanto l’oltraggio al presidente del Consiglio, anche se assolutamente sguaiato. Quello che proprio stona sulla bocca di una Garante dei diritti dei detenuti – sia pure evidentemente spinta più da un anelito di pietà cristiana che da ferrate convinzioni democratiche – è il linguaggio da populisti penali.

E infatti Patrizio Gonnella, presidente di Antigone commenta così: «Non è questa la vocazione pedagogica e la cultura giuridica e umana che dovrebbero avere coloro che rivestono incarichi istituzionali in materia di diritti umani. Va recuperato a tutti i livelli un linguaggio rispettoso degli altri e un senso di solidarietà sociale che manca in chi decide di non vaccinarsi».

Il caso di Perinetto porta in chiaro soprattutto la questione riguardante la modalità con la quale vengono designati i Garanti territoriali. Considerati a volte un po’ come devoti laici disposti ad occuparsi degli “ultimi”, anziché come portatori di una cultura democratica finalizzata all’efficacia della giustizia. Ecco perché Mauro Palma ha chiesto anche che «si stabiliscano finalmente delle linee omogenee affinché i Garanti localmente designati rispondano a criteri di indipendenza e professionalità». Un compito che spetta – anche questo – alla ministra di Giustizia Marta Cartabia.