Scompare con Ivan Passer un altro grande regista della nová vlná ceca, quel cinema degli anni ’60 fatto di gente comune, dove apparentemente non succedeva nulla, denso di indizi precisi e scanzonati o drammatici sulla società boema. Il suo nome è legato a quello di Milos Forman per la loro amicizia che risaliva all’infanzia e perché Passer firmò la sceneggiatura dei primi capolavori di Forman Gli amori di una bionda (’65) e Al fuoco i pompieri (’67) e poi condivise con lui l’emigrazione negli Usa, quando furono tutti messi fuori legge alla fine della Primavera di Praga.

IL SUO PERÒ è stato un volo spezzato, troppo legato alla cultura ceca, all’osservazione dei personaggi e della realtà del suo paese per riuscire a integrarsi e guardare la nuova realtà con altrettanto trasporto. E neanche disposto a compromessi. Questo almeno era quello che ci rispose Forman quando gli chiedemmo come mai Passer negli Usa non aveva avuto il successo che meritava. Forse Passer che rappresentava nel cinema ceco il lato triste della commedia (come Menzel quella irriverente o Chytilova quella rivoluzionaria, Schorm quella più politica e amara e Forman quella più internazionale) una sfumatura così lontana dai gusti dei produttori americani, non riuscì ad adeguarsi, tanto da realizzare poi un film su un veterano del Vietnam (Cutter’s Way, 1981) tematica a lungo tabù nel cinema americano. 

NATO A PRAGA nel 1933, anche lui tra gli studenti della Famu, la celebre scuola di cinema di Praga che si riunirono per esordire con Perlicky na dne (Perline sul fondo, 1964) composto da cortometraggi che i giovani Menzel, Chytilova, Nemec, Schorm, Jires avevano tratto dai racconti di Bohumil Hrabal, scrittore sotto sorveglianza, ma punto di riferimento della generazione dei cineasti della «Primavera». Il racconto scelto da Passer per il suo saggio era Un pomeriggio noioso, nella fumosa atmosfera di un’osteria dove lo sconforto degli avventori è grande per la sconfitta della nazionale, tra l’indifferenza delle donne che giocano a carte e un misterioso ragazzo che legge per i fatti suoi. Il film fu poi distribuito a parte. L’osservazione dei personaggi e dell’atmosfera è la materia incandescente che renderà celebre e unica la nová vlná, già sperimentata da Passer come sceneggiatore in Konkurs di Forman che nel ’63 inventava una finta audizione per il teatro Semafor di moda a Praga, dove erano accorse giovani aspiranti cantanti timide, afone, sfacciate, determinate.

IL SUO DEBUTTO nel lungometraggio è Intimní osvetiení (Illuminazione intima, 1964) il film che lo rese famoso (premiato dai critici americani nel 1970), anche questa una commedia malinconica, dove due musicisti ex compagni di scuola, si incontrano in una piccola città dove uno di loro dirige la scuola di musica mentre l’altro ha continuato la sua carriera a Praga. Ricordava con tipico humour praghese che durante l’anteprima il direttore degli studi di Barrandov gli disse che era il film più noioso mai realizzato, ma al festival di Karlovy Vary del 2016, alla proiezione pubblica della copia restaurata gli ribatté che sperava avesse cambiato idea.
Anche questo come Konkurs era interpretato da attori non professionisti, a parte la cantante e attrice Vera Kresadlová e il veterano Jan Vostrcil (Gli amori di una bionda, Al fuoco i pompieri) a ricreare un certo clima di vita quotidiana di gente comune, espressione del disagio piccolo borghese, dei sogni accantonati, con l’elemento unificante della musica.

VIETATO in Cecoslovacchia per venti anni, è stato l’unico film girato da Passer nel Paese appena prima della sua emigrazione negli Usa, dove non riuscirà a trovare il materiale adatto al suo linguaggio e gli interlocutori giusti. Torna anche qui a raccontare la gente comune con Born to Win (Il mio uomo è una canaglia, 1971) sulla dipendenza da droghe con George Segal, Legge e disordine (1974), Un asso nella mia manica (1976) da un romanzo di James Hadley Chase lo scrittore britannico di polizieschi ambientati negli Usa che non si allontanò dall’Europa, Uomini d’argento (1978) con Michael Caine, per fare poi i conti con il sogno americano nel noir Cutter’s Way (’81) con Jeff Bridges e John Heard che interpreta Cutter, tornato dal Vietnam devastato dalla guerra e pronto a esplodere di violenza.

CON PETER O’TOOLE gira L’uomo dei miracoli (1985), L’estate stregata (’88) quella che riunì Byron Percy Shelley e la moglie Mary, Stalin (’92) miniserie tv che ha colezionato vari Golden Globe (tra cui a Robert Duvall come protagonista), Nomad nel 2007 interrotto per motivi finanziari e dato poi da Weinstein a Bodrov. Non tornò mai a Praga prima della «rivoluzione di velluto», sarebbe stato subito arrestato al contrario di Forman, troppo più famoso internazionalmente, che nel 1984 tornò per Amadeus.