A 82 anni – allegramente sbandierati dalla diretta interessata – Iva Zanicchi si è rimessa in gioco. Un palco – quello dell’Ariston – che conosce benissimo e dove ha vinto in precedenza tre volte, record a tutt’oggi ineguagliato per un’interprete femminile. Voglio amarti è un pezzo d’altri tempi, attualizzato dall’arrangiamento di Celso Valli con tanto di assolo di chitarra elettrica a colorarlo di blues. A fare la differenza la voce, ancora potente nelle alte, carnale e con qualche inedita sfumatura in più. «Ci sono tornata – spiega al telefono – perché credo nel pezzo e anche per l’adrenalina che dà quel palco. E poi dove trovi un’opportunità così di presentare musica? Tre minuti ed entri nelle case di milioni di spettatori». Voglio amarti che porta la firma di una vecchia conoscenza, Italo Ianne, che per Iva ha scritto pezzi come Ciao cara come stai, con cui ha vinto nel 1974 il festival per la terza volta, ha un testo dai toni languidi: «Non esageriamo è una passione d’amore forte, originariamente è vero c’erano delle frasi più forti che ho preferito togliere». «Ho chiesto a Italo che è un professore d’italiano e anche un poeta, se aveva qualcosa per me. Ha scovato questo brano composto a fine anni ottanta, e che non ricordava nemmeno di aver composto. L’ho sentito e mi è subito piaciuto»

L’11 FEBBRAIO Iva pubblica un nuovo album: «Ci saranno sei inediti e qualche ripescaggio da repertori internazionali, un pezzo che amo molto di Attilio Fontana e dei testi di Cristiano Malgioglio. Un lavoro di cui vado orgogliosa. Ho ripreso Vecchio Frac di Modugno». In quel disco anche Canzone, che ha interpretato ieri nella serata delle cover. Un pezzo che arrivò terzo a Sanremo nel 1968, e che vuole essere un omaggio a Milva che la portò in gara in doppia versione con Celentano. Con l’artista scomparsa un’amicizia forte, consolidata negli anni, nonostante le diverse frequentazioni politiche…: «Sì, non rinnego di essere stata al fianco di Berlusconi ma al parlamento europeo il mio più caro amico era Marco Rizzo: mi diceva che dentro il cuore avevo falce e martello (ride, ndr)». «E poi – aggiunge – negli anni settanta sono stata la prima artista italiana a cantare in Unione sovietica. Mi aveva visto a Sanremo un funzionario e mi arrivò l’invito ufficiale. Ho un ricordo splendido, 45 concerti da tutto esaurito e poi – in aeroporto – mentre mi congedavo la banda ha suonato e un dirigente del partito, rivolgendosi al funzionario ha detto: ’Tra la signora Zanicchi e lei la vera comunista è la signora Zanicchi’ . Il funzionario è svenuto mentre io ridevo come una pazza». Sanremo dai grandi ascolti ma con meno attenzione sulla qualità delle canzoni: «Sì, in passato erano loro a fare da protagonista e non gli interpreti. E non a caso giravano il mondo anche in altre versioni. Lo stesso Modugno aspettava un anno per presentare il pezzo che pensava più forte. Ora è cambiato tutto…».