Incassata la fiducia e semi-archiviato Silvio Berlusconi (almeno dal seggio del Senato), torna in ballo per il governo un argomento che in realtà, anche in questi giorni di scontri e di lutti (per i morti di Lampedusa), non si era mai spento. La legge di stabilità, i tanti capitoli aperti – dall’Iva all’Imu, fino al deficit – che dovranno avere una risposta di massima già entro il 15 ottobre. Già i partiti si fanno sentire, battono cassa, aggiungendo le proprie richieste e priorità economiche a quelle più generali.

Fonti del ministero dell’Economia ieri confermavano come attendibile la cifra di 5 miliardi da reperire entro l’anno, entità anticipata dal viceministro Stefano Fassina. La cifra servirebbe per portare dal 3,1% al 3% il deficit (costo 1,6 miliardi di euro), per le missioni all’estero (approvato ieri dal consiglio dei ministri, 260 milioni), per abolire la seconda rata dell’Imu (2,6 miliardi), per fornire risorse per la cassa in deroga (500 milioni) e la social card.

E l’Iva? Dal ministero ormai si dà per scontato che è troppo tardi per tornare indietro, che dobbiamo tenerci il 22%. Piuttosto, per tenere buoni commercianti e consumatori, l’esecutivo starebbe pensando di rimodulare le aliquote per il 2014 (attualmente al 4%, al 10% e al 22% a seconda dei beni tassati). Tornare dal 22 al 21%, per l’anno prossimo costerebbe 4,2 miliardi di euro, mentre una modifica delle aliquote potrebbe avvantaggiare una categoria o l’altra senza dar fondo alla cassa.

Anche l’Imu è in forse: se è vero che i soldi sono sempre pochi (la crisi di Berlusconi certo non ha portato più risorse, ma forse potrà ammorbidire la propaganda sulla prima casa), si dovrà valutare se sia il caso di esonerare tutte le prime abitazioni, o se invece non confermare la tassa per quelle di maggior pregio e includendo magari i terreni agricoli (anche quelli improduttivi avevano goduto del taglio dell’Imu). Favorendo così, magari, le fasce medio basse e tante imprese con i loro capannoni, negozi e botteghe artigiane.

Comunque le richieste dei diversi partiti stanno facendo montare il conto spese, dagli originari 5 miliardi basic fino al doppio, ovvero 10 miliardi. Il che potrebbe rendere perfino «inutile» la correzione del deficit di quest’anno, visto che si presenterebbe un nuovo pericolo di sforamento del 3% nel 2014.

La legge di stabilità, che dovrà essere presentata alla Ue per un parere, potrebbe comprendere il decreto del «Fare 2», con incentivi alle imprese. Ancora, si parla della riduzione dei costi dell’energia elettrica, di garanzie sui finanziamenti agli imprenditori, di cartolarizzazioni e dilazioni dei pagamenti al fisco in presenza di crediti verso la Pubblica aministrazione, fino al credito d’imposta per la ricerca. Il ministero del Lavoro starebbe mettendo a punto infine una modifica della riforma Fornero, indirizzata molto probabilmente a «flessibilizzare» il mercato del lavoro.