Cara Senatrice, caro Senatore, siamo il movimento degli Italiani Senza Cittadinanza che ha organizzato iniziative importanti come il Cittadinanza Day del 13 ottobre 2017 per costruire consenso intorno alla riforma della normativa sulla cittadinanza, il cosiddetto «Ius Soli temperato» e «Ius culturae».

Insieme ad oltre 800mila minori invisibili, il 9 per cento della popolazione scolastica, viviamo quotidianamente sulla nostra pelle le carenze della legge n. 91 del 1992, essendo nati o comunque cresciuti in questo Paese, ma non riconosciuti dallo Stato per quello che siamo. Italiani ed italiane.

Per questo la recente ricalendarizzazione del DDL n. 2092 all’interno di un programma così fitto di impegni e con un numero così ridotto di sedute a disposizione, ci riempie di amarezza e sconcerto.

Senatrice, Senatore, in passato ha sostenuto l’attuale maggioranza di governo, è per questo che le chiediamo di sollecitare i suoi organi dirigenti a portare in Aula la riforma della cittadinanza.

Nel pieno rispetto delle prerogative del Presidente del consiglio Paolo Gentiloni, che a più riprese si è impegnato personalmente negli scorsi mesi a varare la riforma entro la fine della legislatura, condividiamo l’idea secondo cui l’unica strategia possibile per garantirne l’approvazione in tempo utile, considerata l’incertezza dei numeri e il numero abnorme di emendamenti depositati dall’opposizione, sia ricorrere alla questione di fiducia.

È vero che l’Italia, secondo i dati Eurostat, è il Paese nell’Unione europea che nel corso degli ultimi anni ha registrato il maggior numero di nuovi cittadini, 202.000 nel 2016.

Altri dati evidenziano tuttavia come non solo il sistema pensionistico – 8 miliardi di contributi sociali versati, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell’Inps – sia tenuto in piedi grazie al contributo insostituibile dei nostri genitori, fratelli e sorelle maggiori e di quanti/e di noi stessi già hanno avuto accesso al mondo del lavoro, ma che, prima o a maggior ragione dopo l’ottenimento della cittadinanza, la popolazione di origine straniera tende sempre più a redistribuirsi sul territorio dell’Unione europea in cerca di migliori opportunità, tanto che il numero dei cittadini stranieri senza lavoro residenti in Italia continua a scendere.

È vero che, nonostante gli sforzi di tante e tanti, eletti, attivisti, giornalisti, intellettuali e scrittori, la stampa continua a pubblicare sondaggi che indicano un’opinione pubblica fortemente divisa sui contenuti della riforma.

È altrettanto vero che sono stati commessi molti errori nella presentazione di questi contenuti e scontiamo una più che ventennale narrazione dominante che tende a criminalizzare migranti, rifugiati e Italiani di origine straniera.

Infine, la invitiamo a prendere consapevolezza di un ultimo aspetto che ci sta particolarmente a cuore.

Proprio cavalcando la battaglia contro la riforma della cittadinanza, forze animate da sentimenti di odio e intolleranza che sono estranei alle ragioni della convivenza civile stanno sempre più inquinando il dibattito politico, con riflessi deleteri sull’informazione e sui social media.

Occorre dare un segnale forte e chiaro a questi gruppi, votando un provvedimento che sancisce le ragioni del diritto dei più deboli e rafforza gli anticorpi democratici in seno alla società italiana tutta.

Non tradisca oltre 800mila minori che sono in attesa della legge, non tradisca i loro compagni di banco e insegnanti, altrettanto desiderosi di vivere in un Paese che sappia riconoscere la scuola come primo luogo di formazione di cittadinanza attiva.

Non tradisca un popolo che vi chiede da sempre un’Italia più equa, coesa, unita davanti alle sfide della globalizzazione.