«Il conto alla rovescia è cominciato, ma se non riusciamo a far approvare lo ius soli nei prossimi giorni, sarà davvero difficile che la legge possa vedere la luce in questa legislatura». Per il ddl sulla cittadinanza l’ultimo treno potrebbe partire lunedì prossimo, 16 ottobre, ma il pessimismo che nel pomeriggio di ieri dimostra un senatore dem favorevole alla legge spiega bene quanto sia in salita la strada che l’aspetta.
Le perplessità non riguardano solo i voti nel caso il premier Gentiloni si decidesse a porre la fiducia sul testo (e che sono in bilico, fino a ieri sera quelli favorevoli sarebbero 158 contando anche quello del senatore a vita Renzo Piano), ma dipendono anche e forse soprattutto da altre due variabili: i dubbi politici sorti ormai da tempo nei vertici del Pd (basti ricordare le parole con cui la sottosegretaria Maria Elena Boschi solo poche settimane fa ha dichiarato chiusa la partita) e i tempi sempre più stretti.

Al gruppo del Senato avevano anche deciso di giocare il tutto per tutto e tentare un blitz calendarizzando la legge nella settimana che va dal 22 al 27 ottobre. Data resa obbligatoria dall’intervento che il premier Gentiloni terrà al Senato sui contenuti del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre e fissato per mercoledì prossimo, una giornata centrale nei lavori di palazzo Madama. Un piano che avrebbe avuto il via libera anche da autorevoli esponenti del governo – come i ministri Anna Finocchiaro e Graziano Delrio – e del Pd, come il presidente Matteo Orfini. L’arrivo a palazzo Madama della legge elettorale rende però tutto più complicato. Il testo sarà infatti in aula proprio nella settimana nella quale avrebbe dovuto realizzarsi il blitz, rendendolo così impraticabile. Gli esperti starebbero ora cercando nel calendario un’altra data possibile, operazione resa però difficile dal fatto che dal 27 comincia l’iter della legge di bilancio. Solo una cosa, al momento, sembra essere sicura: se mai ci sarà, il blitz verrà fatto sul testo della legge così come è uscito due anni fa dalla Camera, visto che l’ipotesi di un maxi-emendamento del governo sembra essere stata accantonata definitivamente.

Prosegue intanto la mobilitazione a favore dello iu soli, con le adesioni allo sciopero della fame indetto dal presidente della commissione Diritti umani del Senato Luigi Manconi che hanno superato quota 1.300. «Se penso a come in soli sette giorni è cambiato il clima politico ci sarebbe da gioire», ha commentato ieri Manconi. «Lo ius soli era stato definitivamente archiviato e ora è tornato al centro della discussione pubblica. La lezione è chiara: la politica non deve essere pavida».

Chi di certo non ha paura sono le decine di migliaia di giovani nati nel nostro Paese da genitori immigrati che in caso di approvazione della legge potrebbero diventare cittadini italiani. Una parte di loro darà vita oggi pomeriggio alle 16,30 in piazza Montecitorio a un «Cittadinanza day» organizzato da #italianisenzacittadinanza e «L’Italia sono anch’io». Sono previsti laboratori creativi, flash mob, palloncini tricolore per chiedere l’approvazione della legge. «I rappresentanti di Senato e governo devono dimostrare senso di responsabilità verso i bambini e le bambine che crescono in Italia votando subito la legge», hanno spiegato gli organizzatori per i quali è arrivato il momento di sancire il principio che «chi cresce in Italia è italiano». All’iniziativa ha aderito la Rete degli «Insegnanti per la cittadinanza» che per primi il 3 ottobre hanno lanciato lo sciopero della fame a favore dello ius soli, ed è prevista la presenza di 13 vignettisti che disegneranno con i bambini presenti. Che, annunciano gli organizzatori, saranno tantissimi.

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