Lo ius soli verrà discusso dall’aula del Senato dopo l’approvazione della legge di bilancio. A deciderlo è stata ieri la conferenza dei capigruppo che in questo modo ha definitivamente messo la parola fine alle speranze di vedere approvato il testo. «La maggioranza ha gettato la spugna su un provvedimento per il quale erano stati presi impegni molto seri», ha attaccato la presidente dei senatori Mdp-Leu Cecilia Guerra dopo che la conferenza aveva respinto la richiesta avanzata da Sinistra italiana di discutere la legge subito, prima dell’arrivo a palazzo Madama della manovra.

Mentre il Senato affossava la possibilità per più di 800 mila ragazzi nati nel nostro Paese da genitori stranieri di diventare cittadini italiani, all’esterno di Montecitorio si è svolta una fiaccolata organizzata di Italiani senza cittadinanza per sollecitare ancora una volta l’approvazione della legge. Tra i manifestanti anche padre Alex Zanotelli, venuto apposta da Napoli per sostenere la riforma della cittadinanza: «E’ grave che il parlamento non abbia il coraggio mantenere la promessa fatta a questi ragazzi», dice. «Vivo nel rione Sanità e vedo come la rabbia sta crescendo per il modo in cui viene impedito a tanti giovani di integrarsi come meriterebbero».

Il calendario dei lavori prevede che prima dello ius soli l’aula esamini i ddl sulla protezione dei testimoni di giustizia, gli orfani dei crimini domestici, la legge di bilancio che arriverà domani dalla Camera. Solo dopo toccherà alla riforma della cittadinanza, quando ormai i tempi saranno scaduti vista anche la determinazione del capo dello Stato a sciogliere le camere subito dopo Natale.

Determinato a non perdere la speranza il senatore Luigi Manconi, giunto ieri al suo secondo giorno dello sciopero della fame avviato a sostegno della legge. «Accompagnerò i tentativi in atto di far approvare lo ius soli fino a quando vi sarà un’ora e un minuto che possano consentire la calendarizzazione della legge. Tutto questo è possibile – ha detto ieri Manconi -: non è il tempo che manca, ma il coraggio».