Una piccola folla riparata da colorati ombrelli si è riunita lo scorso 26 gennaio nel cuore del Panier per ricordare, in occasione del ventesimo anniversario dalla sua scomparsa, il poeta, giornalista e scrittore marsigliese Jean-Claude Izzo. Famigliari, amici e ammiratori si sono stretti attorno a Sébastien, custode morale della memoria paterna, il quale ha inaugurato la piazza che fin dal 2010 il consiglio municipale della città focea aveva destinato all’autore della «saga» di Fabio Montale, senza mai ufficializzarne l’atto. Qui, in uno dei quartieri più emblematici di Marsiglia, s’incontrarono Gennaro Izzo – emigrato nel 1930 a soli quattordici anni da Castel San Giorgio in Campania – e Isabelle Navarro detta Babette, nata proprio in queste strade da esuli spagnoli. Convolata a nozze nel 1940, la coppia fu vittima tre anni più tardi del rastrellamento nazista che epurò da ebrei, clandestini e derelitti di ogni genere il rione che sormonta il Vieux-Port.

INCROCI DI CULTURE
Rinchiuso nel campo di Fréjus ma sfuggito alla deportazione, Gennaro (che si faceva chiamare François) s’installa poi con Babette nella borgata marsigliese della Blancarde, dove nel 1945 verrà alla luce Jean-Claude. Di quest’incrocio di culture e storie che costituirà un’appassionata rivendicazione identitaria e un nocciolo fecondo di scritti in difesa della libertà e dei diritti umani, Sébastien è ora il vessillo, e molte sono le iniziative che in collaborazione con il Cobiac – Collectif de bibliothécaires et intervenants en action culturelle – sono state organizzate grazie al suo impegno per mettere in risalto aspetti poco noti della poliedrica attività del padre, rivelatosi al grande pubblico nel 1995 con la pubblicazione del romanzo poliziesco Total Khéops (tradotto in Italia nel 1998 per le edizioni e/o col titolo di Casino Totale).
Izzo ItinéraireS è il nome che raggruppa gli eventi svoltisi a partire dallo scorso settembre e che si protrarranno fino a maggio a Marsiglia e in differenti luoghi della regione. Fra letture, passeggiate in barca, concerti e conferenze, spiccano tre mostre. Particolarmente suggestiva Portrait d’un homme du sud, ideata a Châteauneuf-les-Martigues nel 2007 allestita nei giorni scorsi nell’ex sala delle rotative del quotidiano regionale La Marseillaise, giornale fondato nel 1943 dai militanti comunisti del Fronte della resistenza, con il quale Jean-Claude Izzo collaborò fin dal 1972 per poi diventare caporedattore aggiunto del settore cultura dal 1974 al 1979.
Sulle pareti scrostate di una location dunque simbolica, campeggiano ritratti d’autore e foto di famiglia, accompagnati dai testi di Nadia Doukhar, specialista di romanzi polizieschi. Fra tutte le immagini, colpisce quella di Jean-Claude in camicia coloniale e capelli corti. Sullo sfondo la campagna provenzale: lo scatto risale ai primi anni Sessanta, di ritorno dal campo disciplinare in Gibuti al quale Izzo fu costretto per il rifiuto di sottoporsi al servizio militare di leva.

Ex sala delle rotative della marseillaise (collezione Sébastien Izzo)

I ricordi di quell’esperienza riaffioreranno nel suo secondo romanzo, Chourmo (1996) mentre la vena ribelle correrà lungo tutta la sua esistenza, caratterizzandone gli aspetti più intimi e le azioni pubbliche. Assieme a numerose edizioni estere della cosiddetta Trilogia marsigliese, tradotta in una trentina di lingue, sono stati esposti anche alcuni cimeli, come un esemplare del Canard Technique, la fanzine edita nel liceo frequentato da Izzo e di cui sarà a lungo supervisore, e la prima edizione (1978) del libro dedicato al poeta della Comune marsigliese Clovis Huges. Una sezione è stata inoltre riservata alle tavole originali del fumetto Les Marins Perdus di Clément Belin, ispirato all’omonimo romanzo di Izzo (apparso in Francia nel 1997 e tradotto in Italia nel 2001 sempre per i tipi di e/o).
Memorabile, infine, l’eclettico ritratto realizzato nel 1999 da Jean-Jacques Surian, in cui la figura dello scrittore con l’immancabile sigaretta alla bocca si mescola a una visione lisergica dei suoi romanzi più celebri in una tela arricchita da lampadine colorate e pezzi di giocattolo in tema poliziesco. Il Centre International de Poésie (Cip) di Marsiglia, presso il centro della Vieille Charité, ospita invece fino al 15 febbraio un focus sulla produzione poetica di Izzo.

VERSI E BLOCK NOTES
Le sue raccolte in versi – la prima, Poèmes à haute voix, è del 1970, l’ultima, L’Aride des jours, del 1999 – sono in gran parte fuori catalogo e meriterebbero di essere riscoperte e soprattutto ripubblicate. La poesia fu per Izzo vocazione primigenia, mai disgiunta dal suo militantismo.
Così, tra versi calligrafici affollati in fogli di block-notes e la preziosa edizione illustrata di Braises, brasiers, brûlures (1975), non sembrano fuori posto i ritagli di giornale con le inchieste sul razzismo e l’avvenire dei contadini nonché l’appassionata «arringa» per Angela Davis, alla quale nel 1971 Izzo dedicò anche una pièce di teatro. Non poteva mancare, infine, una rassegna incentrata sul rapporto dello scrittore con Marsiglia «porta aperta. Sul mondo. Sugli altri».

MAPPE SENTIMENTALI
Le Marseille d’Izzo, presso la biblioteca dell’Alcazar, si è conclusa il 1 febbraio (per trasferirsi a Roquevaire fino al 16 febbraio e a Draguignan dal 2 al 31 marzo) ma i nostalgici potranno lanciarsi alla ricerca di una copia di Marseille, il volume che racchiude i testi di Izzo corredati dalle foto dell’argentino Daniel Mordzinski. Stampata lo stesso anno della sua morte, quest’opera può considerarsi il testamento letterario e sentimentale di un autore che, con spirito pasoliniano, inseguiva la luce della sua città-musa pur intravvedendo le ombre della speculazione edilizia che già cancellavano paesaggi in nome del profitto. Un orizzonte ferito che va sempre più assottigliandosi sotto al peso della gentrificazione, colpevole anche di nascondere dietro le facciate ripulite degli hotel quattro stelle il lato ripugnante dell’immigrazione. Eppure questo lembo di terra accolse, nel tempo del mito, lo straniero Protis, giunto per mare dalle coste elleniche dell’Asia Minore. Ed egli, unendosi alla principessa dei Segobrigi Gyptis, fondò Massalia perché, come hanno voluto rievocare gli ultras del club calcistico dell’Olympique con uno striscione in onore di Izzo, «Marsiglia è un destino».

 

IL LIBRO

[object Object]

La fama di Jean-Claude Izzo è indissolubilmente legata a Marsiglia (come già raccontato da Luciano Del Sette su Alias del 31/1/2015, https://cms.ilmanifesto.it/jean-claude-izzo-il-cuore-di-marsiglia/) ed è grazie ai romanzi di questo autore dal cuore mediterraneo che la città focea ha attirato la curiosità di milioni di lettori in tutto il mondo.
Eppure Izzo, che era uomo dalle passioni contrastanti, spese la sua vita professionale e sentimentale anche in altre regioni, battendo per lunghi anni ogni centimetro delle ferventi strade parigine, al ritmo degli articoli per La Vie Mutualiste e degli spettacoli notturni, e lasciandosi trasportare dalle burrascose e romantiche atmosfere di Saint-Malo, sede del prestigioso festival letterario Étonnants Voyageurs, al quale diede la sua inconfondibile impronta. Lo racconta il giornalista Jean-Marc Matalon in una biografia appena uscita in Francia per le edizioni Le Rocher e la cui traduzione in italiano renderebbe felici i seguaci di Fabio Montale. Matalon esplora infatti con una scrittura avvincente e quasi romanzesca, l’intenso percorso di un autore che prima di arrivare al successo internazionale esercitò il mestiere di libraio, per poi farsi le ossa come inviato della Marseillaise a Fos-sur-Mer da dove, tra il 1973 e il 1974, riferisce giornalmente le falle del miraggio industriale. La coscienza politica di Izzo, accompagnata da una profonda empatia per le condizioni degli operai – frutto della sua adesione al partito comunista ma anche della sua formazione giovanile in seno al movimento cattolico Pax Christi – forgerà la sua penna sempre immersa nell’inchiostro del libero pensiero. Matalon è anche abilissimo nello scandagliare le pieghe di una personalità complessa, restituendone non solo i vividi trasporti ma anche i tormenti, come il distacco dalla Marseillaise (e quindi dall’ideologia comunista) nel 1979 per dedicarsi a tempo pieno alla letteratura, e i più intimi e inarrestabili fallimenti amorosi. E se le pagine dedicate alla malattia riportano Jean-Claude Izzo a una fragilità umana a tratti incosciente, Matalon non manca di tenerezza verso il figlio Sébastien, che tanta parte ebbe nella redazione della Trilogia marsigliese, e della prima moglie Marie-Hélène Bastianelli, sino alla fine compagna di ideali e battaglie.
In occasione dei vent’anni dalla scomparsa di Izzo, è stato inoltre pubblicato in Francia il volume Jean-Claude Izzo. Histoire d’un Marseillais (Éditions des Fédérés) della giornalista e scrittrice Stefania Nardini, precedentemente apparso in Italia (Perdisa Pop 2010; e/o 2015).  va. po.