«Questa è una delle conferenze stampa che non si vorrebbero mai avere. Uno di quei incubi che non si vorrebbero mai fare». Così ha parlato ai giornalisti Scot Smithee, capo della polizia di Gilroy, California, dove è avvenuto l’ennesimo mass shooting americano durante la sagra dell’aglio, appuntamento gastronomico che richiama ogni anno decine di migliaia di persone nella zona a sud di San Francisco.

Il primo bilancio è di 15 feriti e tre morti: un bambino di sei anni, una ragazzina di 13 e un ragazzo di 20. Il killer, che dopo la strage è stato colpito a morte dalla polizia, è stato identificato come l’italo-iraniano Santino William Legan, 19 anni.

Su un account Instagram di Legan aperto di recente sono stati trovati accenni alla sagra dell’aglio e contenuti da suprematismo bianco, come l’invito a leggere Might is Right di Ragnar Redbeard, testo di fine Ottocento considerato un’opera chiave del suprematismo.

Secondo il libro, l’ordine naturale sarebbe quello di un mondo in guerra in cui i forti devono sconfiggere i deboli e gli uomini bianchi devono dominare quelli di colore.

Gli investigatori stanno cercando un possibile secondo complice. Al momento, però, ha dichiarato Smithee, gli investigatori hanno notizie certe solo riguardo Legan, di cui si sa che ha usato un fucile d’assalto tipo AK-47, acquistato legalmente nello Stato del Nevada il 9 luglio scorso.

Sono subito arrivate reazioni da parte dei politici: oltre alle condoglianze di Trump, sono giunte anche le dichiarazioni di Kamala Harris, senatrice democratica della California e candidata alla Casa Bianca: «Nel nostro Paese – ha scritto su Twitter Harris – c’è un’epidemia di violenza con armi da fuoco che non possiamo tollerare». Il mass shooting ha riaperto ancora una volta il dibattito sulle armi negli Stati uniti.