Calano i sì. Ieri 350 al mattino e 342 al pomeriggio nel terzo e ultimo voto di fiducia, erano stati 352 mercoledì. Quasi spariscono i no (alla fine solo 15) assieme ai deputati dell’opposizione che salgono sull’Aventino, come avevano già fatto i 38 della minoranza Pd, o tornano semplicemente a casa, come maligna la maggioranza Pd. Non resta che aspettare il voto finale per l’approvazione dell’Italicum. Arriverà lunedì sera, sul tardi visto che i governativi dovranno prima liquidare una sessantina di ordini del giorno.

Il governo ha chiesto tre volte la fiducia per evitare il voto segreto sugli emendamenti all’Italicum (un centinaio, dei quali 13 preoccupanti e due molto pericolosi per la maggioranza). Ma nel voto sugli articoli la situazione è rovesciata: con lo scrutinio palese Renzi va peggio, e infatti martedì contro le pregiudiziali (voto segreto) era arrivato a raccogliere fino a 385 deputati. Il che significa che i franchi tiratori sono a favore del governo. Realisticamente si tratta dei «renziani» di Forza Italia, tendenza Verdini. Ragione per cui le opposizioni, in primo luogo Forza Italia, non sono più tanto sicure di voler chiedere il voto segreto per l’ultima conta, lunedì. Il voto palese, o di nuovo l’Aventino, impedirebbero il doppio gioco dei verdiniani. Allo stesso modo, però, consegnerebbero al governo anche quel po’ di deputati Pd che non se la sono sentita di negare la fiducia (palese), ma potrebbero votare contro la legge (in segreto).

In ogni caso prima di martedì una nuova legge elettorale a distanza di quasi dieci anni dall’ultima sarà approvata definitivamente. La legge di Renzi non dovrebbe allontanarsi troppo da quella di Calderoli in quanto a consensi finali: anche il Porcellum fu votato dalla sola maggioranza con 323 sì e l’opposizione fuori dall’aula. Poi passerà al Quirinale per la promulgazione. La legge di dieci anni fa fu accompagnata da una serie di appelli a Ciampi perché non la firmasse, Ciampi firmò in otto giorni. Questa volta le pressioni su Mattarella sono assai minori, solo ieri è partita la prima raccolta di firme online e in serata non era arrivata a mille sostenitori. Eppure è possibile che Mattarella debba accompagnare la firma con qualche parola, un riferimento al fatto che l’Italicum è legge elettorale per una sola camera. Mentre le camere elettive sono ancora due. Il presidente della Repubblica potrebbe accennare al fatto che questo nuovo sistema di voto «dimezzato» si giustifica perché è ben avviata la revisione del bicameralismo che prevede un senato non elettivo.

È forse il punto di maggior debolezza dell’Italicum, assieme alla contemporanea presenza nelle stesse liste di candidati «nominati» e candidati che dovranno conquistarsi le preferenze, come da tempo fanno notare molti costituzionalisti e anche qualche deputato nemmeno troppo lontano dal presidente del Consiglio. Nel nuovo quadro politico, senza più il patto del Nazareno e con il Pd in frantumi, la riforma costituzionale (adesso al senato) è a rischio. Ma senza riforma costituzionale l’Italicum zoppo, con la sua forte «disproporzionalità» non giustificata dalla garanzia di governabilità, potrebbe essere bocciato dalla Corte costituzionale. I ricorsi sono addirittura già pronti, ma i tempi necessari per ottenere da un tribunale ordinario un’ordinanza di rinvio alla Consulta, come per il Porcellum, sono molto lunghi. E il fatto che il danno potenziale per l’elettore sia ancora lontano (la legge sarà applicabile dal luglio 2016) li allunga ulteriormente.

Resta un’altra strada per impedire alla nuova legge elettorale di far danno, quella del referendum. Già evocato ieri dalle opposizioni: Sel, M5S, Forza Italia e Civati nel Pd. E subito irriso dai renziani: «Vediamo già i cittadini fare la fila». Perché il referendum sia proponibile basta che la legge sia pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Non occorre aspettare l’applicabilità, in questo caso rinviata. Ma perché il referendum sia ammissibile, i quesiti non potranno prevedere l’abrogazione totale della legge. Il paese, ha detto più volte la Consulta, non può stare neanche un giorno senza una legge elettorale valida. Fino al luglio 2016 quella legge è il «Consultellum».