C’è il problema di una nuova legge elettorale valida solo per la camera: è l’Italicum riveduto e corretto ora in prima commissione al senato. Si fonda sulla scommessa che presto sarà approvata la riforma costituzionale e di camera elettiva ne rimarrà solo una. Ma nel frattempo? Martedì la presidente e relatrice Anna Finocchiaro così rispondeva ai tanti dubbi: «Una legge elettorale per il senato c’è, quella che residua dalla sentenza della Corte costituzionale». Il cosiddetto Consultellum, proporzionale con soglie di sbarramento e preferenza. La certezza è durata appena 24 ore.

Ieri in commissione è arrivato per un’audizione Gaetano Silvestri, presidente della Consulta al tempo della famosa sentenza di gennaio che ha abbattuto il Porcellum. La sua «interpretazione autentica» ha costretto Finocchiaro a smentirsi. «Se c’è un sistema bicamerale – ha facilmente spiegato Silvestri – non possono esserci due sistemi elettorali diversi». Cioè l’Italicum per la camera e il Consultellum per il senato. Come proponeva Finocchiaro, comprensibilmente dal punto di vista dei desideri del governo ma clamorosamente dal punto di vista della Costituzione. Ieri, un attimo dopo aver ascoltato Silvestri escludere il «fritto misto», ecco Finocchiaro aggiornare le convinzioni: «Ci vuole una disciplina transitoria per il senato, dobbiamo ragionarci». Nessun problema. O forse un nuovo problema.

Il leghista Calderoli propone da tempo una norma transitoria: la nuova legge elettorale partorita al Nazareno entrerebbe in vigore solo dopo l’approvazione della riforma costituzionale. Significherebbe, se tutto va bene (o male, dipende dai punti di vista), rinviare il debutto dell’Italicum al più presto al 2016. Risulterebbe allora indebolita assai la minaccia con cui Renzi accompagna ogni sua proposta: o così o elezioni anticipate. Credibile o meno che sia. Perché in caso di elezioni con il solo Consultellum, il segretario del Pd avrebbe bisogno di bissare l’exploit delle europee e fare anche meglio per conquistare una maggioranza indipendente: gli ultimi sondaggi non prevedono questo.

L’alternativa, proposta dallo stesso ex presidente Silvestri, sarebbe quella di allargare l’Italicum anche al senato, da subito. Ma Forza Italia, che in questa partita gioca il ruolo dell’alleato recalcitrante ma indispensabile, ci starebbe? E la minoranza Pd – che ha imposto nella prima lettura l’esclusione del senato, proprio per scoraggiare fughe in avanti di Renzi – si adeguerebbe? E infine, come metterla con l’articolo 57 della Costituzione che prevede un senato eletto su base regionale (mentre l’Italicum con la ripartizione dei seggi su base nazionale rende possibile eleggere con i voti della Calabria un candidato del Veneto)?

Ecco allora un nuovo ostacolo sul cammino della legge elettorale studiata da Renzi e Berlusconi (e Verdini). Il presidente del Consiglio ripete ogni giorno che il senato deve sbrigarsi a concludere entro dicembre, ma già il primo giro di costituzionalisti ascoltati ieri ha evidenziato parecchie cose da correggere. Silvestri ha detto sì alla soglia del 40% per il premio di maggioranza (gli andrebbe bene anche l’attuale 37%) e al ballottaggio, ma ha detto che premio di maggioranza e sbarramenti non possono andare insieme: adesso invece è così, nella versione attuale dell’Italicum gli sbarramenti sono altissimi, si vuole abbassarli tutti al 3% ma non si pensa affatto di eliminarli. L’ex presidente ha bocciato anche le liste bloccate di sei candidati (troppo lunghe) e soprattutto la possibilità di eleggere con le preferenze solo i candidati in lista dopo il primo. Un’evidente disparità nell’elettorato passivo all’interno della stessa lista che è stata assai criticata anche dal costituzionalista Gaetano Azzariti. Che ai senatori commissari ha ribadito l’irragionevolezza di un doppio regime elettorale per le due camere politiche, finché ci sono.

Si tratta adesso di vedere quanto saranno ascoltati questi suggerimenti. Nel frattempo alla camera va avanti la riforma del bicameralismo nel testo approvato dal senato, che proprio le audizioni dei costituzionalisti hanno fatto a pezzi. Risultato: ieri è stato confermato come testo base, contrari solo Sel e M5S, assente la Lega.