Un’azienda digitale che millanta grandi investimenti e invece chiude sedi e impone trasferimenti a centinaia di chilometri al tempo dello smart working.
La situazione a Italiaoniline, ex Seat Pagine Gialle, società pioniera del digitale nel nostro paese con oggi circa 780 dipendenti, è sempre bloccata e tesa. A metà gennaio la comunicazione ai sindacati di un «progetto di riorganizzazione» che si sostanzia con la decisione di «chiudere le sedi di Roma e Napoli, imponendo al contempo il trasferimento dei 70 dipendenti a Torino e ad Assago» (Milano). Il 26 un incontro senza l’ad Roberto Giacchi – che nel frattempo ha dato lunari interviste e dichiarazioni alla stampa – in cui l’azienda non ha dato alternative né alcuna spiegazione ai sindacati.
La risposta dei lavoratori è stata subito decisa: un pacchetto di ben 40 ore di sciopero, le prime usate lunedì con adesione totale.
Già dal 15 gennaio le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom avevano cheisto «un incontro urgente con il ministero dello Sviluppo, il ministero del Lavoro e l’azienda» per discutere «un piano industriale coerente, le reali motivazioni di queste decisioni che, se realizzate, determineranno scenari drammatici in capo alle famiglie delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti». Senza ottenere alcuna risposta dal governo.
I lavoratori riuniti in assemblea «hanno manifestato totale contrarietà rispetto alle paventate decisioni dell’azienda di chiudere le sedi di Napoli e Roma. Fa specie che un’Azienda come Italiaonline la cui mission dichiarata è la digitalizzazione delle imprese, rinunci a soluzioni organizzative differenti, dopo che i dipendenti hanno dato ampia dimostrazione di professionalità nell’operare in remoto. Ritorna un clima aziendale che si pensava archiviato dopo le ferite dei licenziamenti collettivi con la scusa della riorganizzazione che hanno portato alla chiusura di Consodata», ricordano i sindacati facendo riferimento alla chiusura della sede di Roma e trasferimento sempre ad Assago nel 2017 della società poi chiusa da Italiaonline a fine 2020.
«La decisione di Italiaonline risulta stridente con il dna di Italiaonline, prima internet company del paese, e con la sua mission aziendale, ossia la digitalizzazione delle piccole e medie imprese – rincara la dose Giulia Guida, segretaria nazionale Slc Cgil – . Decisione peraltro antistorica, perché il contesto pandemico ha dimostrato come i processi di digitalizzazione e remotizzazione rendano possibile un’organizzazione del lavoro che non penalizzi i dipendenti. A seguito dell’altissima adesione alle otto ore di sciopero (prima tranche di un pacchetto di 40) di lunedì siamo determinati ad andare avanti con la mobilitazione. Nel frattempo, però, il governo deve fare la propria parte. Restiamo in attesa di una risposta da parte del Mise per trovare una soluzione alternativa a quelli che appaiono dei veri e propri licenziamenti mascherati. In assenza di un piano industriale di lungo respiro, infatti, Italiaonline non potrà fare altro che ricorrere al taglio del personale per far fronte a strategie di business inefficaci», conclude Guida.