Michele Anzaldi, deputato renziano a prova di bomba, la mette giù così: «Defezioni tra i nostri parlamentari? Se non si sono venduti quando Conte cercava di resistere e poteva offrire qualcosa, non vedo perché dovrebbero farlo adesso. E non credo certo che ci siano malumori per le mail di Rondolino, quella è una barzelletta».

Il deputato si riferisce al fiume di documenti che sta uscendo dall’inchiesta fiorentina sulla fondazione renziana Open. In particolare alla cosiddetta “bestia renziana”, la macchina di comunicazione che aveva lo scopo di infangare gli avversari cinque stelle anche con falsi profili social.

EPPURE IN QUESTE ORE, pochi giorni dalla Leopolda 11 che parte il 19 novembre, si torna a parlare con insistenza di crepe in Italia Viva, di parlamentari in crisi per la svolta a destra di Renzi, che dalla Sicilia potrebbe espandersi a livello nazionale. Di una possibile rottamazione del partito che porterebbe in salvo solo il capo e i fedelissimi, lasciando a piedi la truppa parlamentare.

E dunque si torna a parlare di uscite dai gruppi di Italia Viva, che potrebbero manifestarsi se Renzi dovesse stringere un patto con le destre sul nuovo capo dello Stato. Il più esplicito è il senatore Leonardo Grimani: «Non ho apprezzato l’avvicinamento alla destra in Sicilia. E sul Quirinale non possiamo andare a traino del centrodestra. Se Iv facesse un accordo con Salvini io prenderei le distanze, mica possiamo votare Berlusconi».

GENNARO MIGLIORE, che viene dalla sinistra, rifiuta con sdegno l’etichetta di essere il regista della fronda: «Tutte balle. Qualcuno nel Pd vorrebbe buttarci fuori dal centrosinistra, ma noi con la destra non ci andiamo. Non lo vuole neppure Renzi». Migliore conferma il suo impegno per mantenere un legame col Pd: «Ho lavorato per questo alle comunali e continuo a farlo. Ma nessuno in Iv ha mai parlato di alleanza con la destra».

DAVIDE FARAONE, REGISTA dell’abbraccio con Miccichè e Forza Italia in Sicilia, alza le spalle: «Ai tempi della crisi del Conte 2 ci davano per finiti. E invece siamo ancora tutti al nostro posto. Siccome sul Quirinale saremo un’altra volta decisivi riprende la giostra della conta dei fuggiaschi».

Sulla stessa linea il coordinatore Ettore Rosato: «Anche 10 mesi fa tutti dicevano che Iv sarebbe scomparsa…». Il rottamatore accusa il Pd: «Sono loro a diffondere le voci di divisioni tra i miei: sempre lo stesso giochino».

Eppure stavolta l’aria è cambiata. Lo stesso Renzi vede avvicinarsi le elezioni anticipate, i rapporti col Pd sono al minimo storico, e un’alleanza è assai improbabile. Mentre gli abboccamenti con Forza Italia e anche con le destre sono sempre più frequenti, vedi il voto di pochi giorni fa sulla giustizia alla Camera, dove i voti di Iv si sono sommati a quelli di Fratelli d’Italia. Insomma, una svolta a destra non è più fantapolitica.

E I DUBBI TRA I PARLAMENTARI crescono. «Io non sarò mai alleata con Meloni», dice Maria Chiara Gadda, segretaria di Iv in Lombardia. «Ma nessuno l’ha mai proposto. In Iv stiamo lavorando a un campo riformista. Uscire dal partito? Ma nemmeno per sogno». Certo, c’è il progetto di un centro liberale, equidistante da quello che i renziani chiamano il «bipopulismo» di Salvini, Meloni e Conte: una sorta di sezione italiana di Renew Europe, il gruppo europeo di Macron.

Ieri il progetto è stato lanciato a Roma da Sandro Gozi, eurodeputato eletto in Francia ma sempre vicino a Renzi e da Nicola Danti, che rappresenta Iv a Bruxelles: «C’è un grosso spazio centrale che merita una rappresentanza vera. Dobbiamo avere il coraggio di aggregare e integrare tutti quei soggetti che pensano che le proposte di destra e sinistra non sono la soluzione», dice Gozi.

L’idea è sempre la stessa: «Proseguire l’agenda Draghi anche nella prossima legislatura». Gli interlocutori vanno da Calenda (in ingresso in Renew a Bruxelles) a +Europa e forse pezzi di Forza Italia. Il solito vecchio centrino.

Il vero banco di prova sarà l’elezione del Capo dello Stato. E il messaggio di queste ore al capo è chiaro: se ci sarà un patto spregiudicato con le destre, Renzi potrebbe perdere pezzi. E tutto il residuo peso che gli resta in questo Parlamento.