«In Consiglio dei ministri dovremo aggiornare anche il piano anti Covid»: ieri pomeriggio il premier Giuseppe Conte, nel pieno della crisi scatenata da Italia viva, annunciava per la serata una nuova riunione di governo sulle misure contro il virus che dovranno entrare in vigore tra sabato e domenica. Stamattina è prevista una nuova riunione con regioni e province prima che il dpcm venga emanato. I contenuti della misura sono stati illustrati ieri dal ministro della Salute, Roberto Speranza, prima alla Camera e poi al Senato. La risoluzione di maggioranza, approvata con l’appoggio di Iv in entrambi i rami del Parlamento, prevede la richiesta di ulteriori ristori per le categorie colpite dalle chiusure (e il ministro Francesco Boccia assicura che aiuti al turismo invernale); di favorire «la piena ripresa dell’attività didattica in presenza compatibilmente con il quadro epidemiologico» anche attraverso a«un adeguato piano dei trasporti»; rafforzare il piano vaccini.

COSA CI SARÀ NEL DPCM lo ha spiegato Speranza: proroga dello stato di emergenza al 30 aprile (e non al 31 luglio come chiesto dal Cts); divieto di spostamento tra regioni anche per chi è in zona gialla dal 16 gennaio al 5 marzo; vietato l’asporto dopo le 18 per i bar; ingresso in area arancione per le regioni a rischio alto; indicazione di poter ricevere massimo due persone in casa; coprifuoco alle 22. Potrebbero riaprire i musei nelle regioni in zona gialla; certa l’introduzione della fascia bianca ma «solo con 50 casi ogni 100mila abitanti, Rt sotto 1 e rischio molto basso» rispettando il distanziamento. Tra le novità, l’introduzione nel bollettino nazionale dei positivi scovati con i test antigenici rapidi, ma alle regioni è richiesto di rendicontarli separatamente.

«C’è stato un peggioramento generale della situazione epidemiologica in Italia, aumentano le terapie intensive, l’indice Rt e focolai sconosciuti. L’epidemia è nuovamente in una fase espansiva»: questa la premessa del ragionamento di Speranza ieri in parlamento. «Nell’ultima settimana, dopo 6 settimane, l’indice Rt è superiore a 1: 3 regioni hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel livello inferiore; 6 regioni lo superano nel valore medio, una lo raggiunge e 3 lo sfiorano. Passiamo da 305,47 nuovi casi per 100mila abitanti nel periodo 14-27 dicembre a 313,28 nuovi casi dal 21 dicembre al 3 gennaio».

SONO PASSATE DA 10 A 13 le regioni e province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva o in area medica sopra la soglia critica e, per le terapie intensive, la media nazionale sale sopra la soglia critica del 30%. «12 regioni e province autonome sono ad alto rischio, 8 sono a rischio moderato (2 in progressione a rischio alto), una sola è a rischio basso».

Secondo l’Agenas, superano il limite del 30% delle terapie intensive occupate Emilia Romagna (31%), Friuli Venezia Giulia (39%), Lazio (35%), Lombardia (38%), Marche (36%), Provincia autonoma di Bolzano (32%), Provincia autonoma di Trento (48%), Umbria (43%) e Veneto (36%). Sforano il 40% in area non critica Emilia Romagna (45%), Friuli Venezia Giulia (53%), Lazio (45%), Liguria (42%), Marche (50%), Piemonte (46%), Provincia autonoma di Bolzano (46%), Provincia autonoma di Trento (57%), Puglia (41%), Veneto (43%).

I NUOVI POSITIVI ieri in Italia sono stati 15.774 su 175.429 tamponi effettuati. Il tasso di positività è sceso all’8,9%, rispetto al 10,05% di martedì. Le vittime sono state 507 portando il totale da inizio pandemia a 80.326. Gli attualmente positivi sono 564.774, 57 in meno i pazienti registrati ieri in terapia intensiva (2.579 in totale). I ricoverati nei reparti ordinari sono stati 187 in meno rispetto a martedì (23.525 in totale). La regione con il maggior numero di nuovi contagi ieri è stata la Lombardia (2.245) seguita da Sicilia (1.969), Veneto (1.884) e il Lazio (1.612).
Speranza ieri ha fatto appello «al discorso illuminante di fine anno» del presidente Sergio Mattarella per invocare unità: «Lasciamo fuori dalle polemiche politiche la campagna di vaccinazione, lo dico a maggioranza e opposizione. Non c’è altra strada diversa dall’unità per affrontare l’emergenza». Italia primo paese in Europa per vaccinazioni effettuate, ha ripetuto il ministro: 800.730 il dato ieri mattina. Il totale delle dosi consegnate è 1.406.925, il 55,5% già iniettate.

SI ATTENDE L’OK DALL’EMA entro il 29 gennaio per utilizzare anche il farmaco Astrazeneca. «Nel primo trimestre dell’anno è attesa anche l’autorizzazione del vaccino Johnson&Johnson – ha spiegato Speranza -. Pfizer entro marzo ci consegnerà 470mila dosi a settimana e Moderna ci darà 1,3 milioni di dosi per tutto il primo trimestre. C’è poi Reithera (che però è ancora alla fase 1 ndr). Abbiamo opzionato 250 milioni di dosi, quasi il doppio delle fiale necessarie per vaccinare tutti gli italiani».

Per accelerare servono anche i vaccinatori. Il bando predisposto dal commissario Arcuri è stato un mezzo flop per la bassissima adesione di infermieri. Speranza: «Alle migliaia di sanitari già impegnati (circa 3.800 ndr), si aggiungeranno gli oltre 40mila medici di medicina generale, i circa 7.500 pediatri di libera scelta, i potenziali 15mila professionisti reclutati con il bando di Arcuri».