Da lunedì 7 giugno, anche Abruzzo, Liguria, Umbria e Veneto saranno in zona bianca e potranno riprendere sostanzialmente tutte le attività fermate nei mesi precedenti. Lo stabilisce l’ordinanza firmata ieri sera dal ministro della salute Roberto Speranza. Per le altre regioni è questione di tempo: «Se la tendenza prosegue, per la seconda settimana di giugno tutta l’Italia si troverà in zona bianca», dice il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro presentando il report settimanale sulla situazione epidemiologica. Il numero di nuovi casi positivi continua a calare in tutta Italia, infatti. «L’incidenza calcolata a ieri sera – spiega Brusaferro – è scesa a 32 ogni 100mila abitanti, con tutte le Regioni (tranne la Val d’Aosta, ndr) al di sotto di 50, limite oltre il quale è difficile garantire la tracciabilità». Tre settimane fa la media nazionale era di 96, il triplo. I dati del giorno sono in linea: nelle ultime 24 ore si sono registrati 2.557 nuovi casi positivi e 73 decessi. Rispetto ai 220 mila tamponi effettuati, il tasso di positività è poco sopra l’1%. Il parametro Rt volge al bello: ieri era a 0,68 a livello nazionale, indice di un virus in ritirata in tutta la penisola. Nessuna regione va oltre lo 0,8 registrato in Val d’Aosta. Negli ospedali, i pazienti Covid occupano solo l’11% dei posti letto nei reparti ordinari e il 12% in quelli di terapia intensiva. Nessuna regione sfora le soglie critiche di saturazione delle strutture sanitarie.

Il merito è dei vaccini, ripetono gli esperti. Le somministrazioni non riducono solo il numero di casi: dato che ormai la quota di anziani immunizzati è elevata in tutte le fasce di età al di sopra dei sessant’anni, i contagi riguardano persone sempre più giovani e meno a rischio di malattia grave: «Tre quarti di chi contrae l’infezione è asintomatico o con pochi sintomi», riferisce Brusaferro. Gli anziani stanno sparendo dalle statistiche. L’età media dei nuovi contagiati è scesa sotto i 40 anni, quella dei ricoverati a 58 anni. L’efficacia dei vaccini sul campo è confermata da un focus specifico dell’Iss sulla loro protezione: in donne e uomini, indipendentemente dalla fascia di età, il rischio di contagio, ricovero o morte cala di circa il 90% a un mese di distanza dalla prima dose.

Per togliersi le mascherine è ancora presto: «Nessuno ha la formula magica per dire quando si potrà», ammette Brusaferro. «Il punto è fare in modo che se c’è una persona positiva la maggioranza delle persone attorno sia protetta, quindi la possibilità di trasmissione del virus sia completamente limitata». Dunque dipenderà dalla velocità delle vaccinazioni. E dalle varianti, il punto debole del nostro sistema di monitoraggio. «La variante inglese è ormai la variante che fa da sottofondo, è quella che più circola. Sappiamo però che ci sono altre varianti presenti, che possono avere una maggiore trasmissibilità e/o possono eludere parzialmente la risposta immunitaria. Tutto questo ovviamente richiede grande attenzione, grande cautela e anche grande prontezza nel tracciamento, nell’identificazione e nel sequenziamento».

Il problema è che noi delle varianti ci accorgiamo solo quando sono ormai molto diffuse perché non disponiamo di un sistema di sorveglianza virologica accurato come quello inglese.

Secondo l’ultimo rapporto del Public Health England, la variante indiana – ribattezzata “Delta” dall’Oms per evitare connotazioni etniche – sta superando in incidenza quella inglese (Alfa).

La sua diffusione ha fatto raddoppiare il numero di nuovi casi in un mese e i primi dati provenienti dagli ospedali suggeriscono che la nuova variante comporti un rischio di ricovero più elevato rispetto alle altre.