Ricollocamenti obbligatori dei migranti tra gli Stati membri e maggiore impegno nei rimpatri di quelli irregolari. E’ quanto chiedono i premier di Italia, Spagna, Grecia e Malta in una lettera inviata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, al presidente del consiglio europeo Charles Michel e alla cancelliera tedesca Angela Merkel (la Germania è presidente di turno dell’’Ue) nella quale si sollecita una sostanziale modifica del nuovo Patto europeo su immigrazione e asilo, giudicato troppo «squilibrato» a sfavore dei Paesi di primo approdo. «Gli Stati membri in prima linea non possono far fronte alla pressione migratoria sull’intera Unione europea, dobbiamo trovare soluzioni fattibili e coordinate alle sfide comuni», scrivono Giuseppe Conte, Pedro Sanchez, Kyriakos Mitsotakis e Robert Abela.

Che il nuovo Patto sull’immigrazione presentato lo scorso mese di settembre da Ursula von der Leyen avesse generato più di un mal di pancia tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, lo si era capito da tempo. Passata l’enfasi della presentazione, accompagnata da dichiarazioni di entusiasmo prevenienti anche da palazzo Chigi, un esame approfondito delle nuove norme aveva sollevato più di un dubbio.

Uno, in particolare, il punto su cui si sono indirizzate le critiche: il fatto che la distribuzione dei migranti tra gli Stati membri non sia stata resa obbligatoria, prevedendo invece per chi rifiuta l’accoglienza la possibilità di mostrare la propria solidarietà ai Paesi maggiormente coinvolti «sponsorizzando» i rimpatri di coloro che non hanno diritto a presentare una richiesta di asilo.

C’è voluto tempo ma alla fine qualcosa si è mosso, tanto che nelle scorse settimane prima la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, poi quello degli Esteri Luigi Di Maio, hanno cominciato a chiedere una riscrittura del Patto nella quale la distribuzione in Europa dei migranti venisse resa obbligatoria per tutti gli Stati membri. «Un’equa ripartizione degli onori – spiegano nella lettera i quattro leader europei – è un fattore essenziale per una politica di migrazione e asilo veramente europea, sostenibile e accettabile per tutti gli Stati europei».